Arrestato Amjad Amini, il padre della povera Mahsa, uccisa un anno orsono dalla polizia morale di Teheran perché non portava correttamente il velo.
Lo riportano fonti non governative, della Ong ‘Hengaw’: nei giorni scorsi, con l’avvicinarsi dell’anniversario della morte della figlia, all’uomo era stato intimato di non uscire di casa e di non aver contatti con le organizzazioni per la salvaguardia dei diritti umani.
Dies Iran
Era il 16 settembre 2022, un giorno drammatico: Mahsa Amini fu brutalmente assassinata dalla polizia iraniana e con lei fu soffocata una seconda “primavera araba”, annegata nel sangue; un’intera generazione annichilita dalla brutalità immonda di un regime anacronistico. L’Iran finge di essere una democrazia islamica agli occhi del mondo: in realtà è un regime barbaro, che spregia i più elementari diritti dell’uomo: del resto quando lo Stato massacra una ragazza di 22 anni perché non indossa correttamente il velo, le lancette della Storia segnano una stasi temporale, ferme al Medioevo.
Centinaia e centinaia di ragazzi arrestati, torturati, uccisi, colpevoli di inneggiare alla libertà e al diritto di vivere secondo coscienza, contro un regime assassino e criminale, nella sua ostentazione pseudo-moralistica.
Proteste, lutti e rivoluzione
Puro orrore, quello perpetrato dai “Guardiani della Rivoluzione”, che continua a seminare odio sociale, annichilimento civico, liberticidio: in seguito alle proteste ormai diffuse in tutto il Paese, la risposta è stata una sola. Morte al pensiero libero, morte alle donne, agli uomini, alle idee contrarie al regime; morte a tutto ciò che sia contrario al Potere fondato sull’idolatria dell’odio verso i propri simili. Un’altra mostruosa, disumana follia degli Ayatollah, che nei mesi successivi all’esecuzione di Amini si sarebbe ripetuta ad libitum, senza soluzione di continuità: le proteste internazionali finora nulla hanno prodotto, se non lo stantio olezzo mediatico di un circo distante, che nulla incide sulle nefandezze del regime iraniano.
Gioventù bruciata
In Occidente si tende a rimuovere tutto molto in fretta: anche in Italia, il dramma della gioventù iraniana ha occupato il fronte mediatico a giorni alterni; fu anche avviata una raccolta di firme (oltre 400mila) di fronte all’Ambasciata di Teheran a Roma, ma nessuno raccolse gli scatoloni. Bruciati e fatti in cenere, come le migliaia di manifestanti scesi nelle piazze e nelle strade dell’Iran. Da allora, dalla morte di Mahsa e degli altri, quasi nulla è cambiato: la gioventù iraniana ha continuato a protestare, purtroppo a morire; Ali Khamenei ha continuato ad arrestare, torturare, impiccare in nome del regime. L’Occidente, lontano, ha continuato a ignorare e rimuovere il problema, limitandosi ad osservare il fumo delle carni marchiate a fuoco.