I progressi dell’A.I. sono una minaccia per la libertà: almeno quando questa tecnologia innovativa cade in mano a regimi autoritari, famosi a livello internazionale per la repressione digitale.
Che la tecnologia potesse divenire un’alleata dei Paesi più illiberali sulla Terra, era ovviamente una possibilità non peregrina: negli ultimi anni vi è stato un enorme potenziamento della techne finalizzata alla comunicazione, che hanno di riflesso facilitato la libertà di informazione, per chi vuole partecipare al dibattito civile.
Il rovescio della medaglia
Ma c’è il risvolto della situazione: più tecnologia significa anche più pervasività e capacità di controllo, di certo un pericolo per la libertà ed i flussi informativi, sottoposti ad una feroce repressione: questo perchè l’intelligenza generativa può esser impiegata per prendere meglio di mira gli obiettivi strategici contrari ad un regime illiberale ed antidemocratico. In più, viene enormemente accresciuta la capacità di disinformazione, che non è rivolta solo contro i dissidenti, ma anche per influenzare l’opinione pubblica, manipolata su larga scala.
La Cina, ad esempio, è leader mondiale della repressione digitale: è stato creato un vasto apparato istituzionale atto a tale scopo, per stroncare i dissidenti e le loro reti di comunicazione, soprattutto digitale. Numerosi rapporti internazionali denunciano le operazioni condotte per catturare, magari rimpatriare, migliaia di individui accusati di corruzione, in realtà dissidenti politici.
Grande Fratello Cina
Il modello cinese, rispetto a quello russo putiniano, o al regime iraniano, è il primo per lo sviluppo tecnologico: i cinesi sono da sempre molto competitivi, in termini di repressione sistematica del dissenso; sanno monitorare, sorvegliare e raccogliere dati sulle attività personali, private e pubbliche. Inoltre, la censura delle informazioni sgradite, accessibili alla cittadinanza via Internet, è sistematica e massiva, funzionando a pieno ritmo. La censura di Internet in Cina viene effettuata in base a varie leggi e regolamenti amministrativi ad hoc, fin dal 1996: le istituzioni hanno di fatto eretto un immenso Great Firewall, in grado di filtrare milioni di dati ogni giorno: la censura viene eseguita a filtraggio, attraverso blocchi IP selettivi, parole chiave vietate ed avvelenamento DNS.
Dalla Russia con censura
La Madre Russia insegue, sulla via della censura: anche per la matrioska putiniana gli obiettivi sono simili, quali la preservazione del regime, il controllo interno, la promozione e la propaganda di idee illiberali. I sovietici hanno da tempo adottato la linea delle fake news, della disinformazione sistematica, delle leggi liberticide (si pensi alla condanna a 15 anni di reclusione per chi diffonde notizie sulla guerra in Ucraina), degli obblighi imposti per la registrazione dei siti online presso agenzie governative: una pletora di misure contro la libertà individuale e collettiva, per disinformare e confondere le acque. E tutto questo assume un ulteriore significato da quando è stata invasa la terra di Kiev.