Condannato a 17 anni di carcere Mario Roggero, il gioielliere responsabile dell’uccisione di due banditi e del ferimento di un terzo, dopo una rapina nel suo negozio, a Grinzane Cavour (Cuneo).
È una condanna pesante quella che i giudici della Corte d’Assise di Asti hanno inflitto all’uomo: il 68enne, titolare di una nota gioielleria, è stato condannato in primo grado a 17 anni di reclusione, addirittura tre in più di quelli che aveva chiesto il pubblico ministero, Davide Greco.
Duplice omicidio
Era il 28 aprile 2021 quando il gioielliere aveva freddato due dei rapinatori entrati armi in pugno nel suo locale: per l’accusa non si sarebbe trattato di legittima difesa, ma di una esecuzione ai danni dei rapinatori. La condanna non ha scalfito le convinzioni di Roggero: “Ognuno ha il proprio destino, loro hanno avuto il loro”, ha dichiarato l’uomo, senza rimorsi apparenti.
La condanna della Corte d’Appello ha avuto (indirettamente) risvolti politici, col Ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, che si è apertamente schierato dalla parte del condannato. “Dopo una vita d’impegno e di sacrifici, ha difeso la propria vita e il proprio lavoro”, ha scritto sul suo profilo social il Ministro, secondo il quale “In carcere dovrebbero esserci altri, i veri delinquenti”. Che però son morti, ormai.
“Un giustiziere privato, impulsivo, irascibile”, lo aveva definito il procuratore, che nella requisitoria aveva ribadito il concetto: “La parola legittima difesa stona con le immagini video, in cui abbiamo visto un’esecuzione”. Il magistrato aveva poi citato un precedente del 2005, una condanna per minaccia ai danni dell’imputato, dato che il gioielliere aveva estratto e mostrato una pistola al fidanzato di una delle figlie, con intenti intimidatori.
Difesa putativa
Per la difesa, sostenuta dall’avvocato Dario Bolognesi, era contrariamente invocabile la legittima difesa cosiddetta “putativa”: Roggero avrebbe sparato verso i rapinatori perché convinto che i criminali stessero trascinando via la moglie. Concetto illogico, secondo la procura: “Chi sparerebbe nel punto in cui pensava si trovasse l’ostaggio?”
Durante le indagini preliminari, Roggero aveva sostenuto di aver iniziato a sparare quando si trovava nel retrobottega: una versione smentita dai filmati acquisiti, dove si scorgono i rapinatori uscire dal negozio e dirigersi verso la loro auto. Poco attimi ed il gioielliere esce pistola in pugno, sparando prima all’autista e poi al bandito seduto al lato passeggero: i due riescono a fuggire, ma il gioielliere insiste, li insegue e ne inchioda uno a terra.
Caso mediatico
Quello di Roggero è stato fin da subito un caso mediatico, con l’accusato che non si è mai sottratto a microfoni e telecamere, rivendicando la piena legittimità della sua aziona omicida: “Non provo niente. Mi spiace sia successo, ma o io o loro“, aveva dichiarato nell’immediatezza del fatto. Durante l’iter processuale, lo stato mentale dell’uomo è stato a lungo al centro del dibattito: tre periti su cinque, i due della difesa, ma anche l’esperto nominato dalla procura, riconoscevano all’uomo la parziale incapacità di intendere e volere.
Non così i due consulenti d’ufficio, nominati dalla Corte d’Assise , che hanno riconosciuto la capacità d’agire in capo all’uomo: la sentenza ha stabilito che la sua azione fu un vero e proprio omicidio e non una mera difesa, dato che i criminali erano ormai in fuga e dunque non si palesava alcun rischio concreto ed attuale per la sua incolumità.