Artisti 7607 contro Netflix: ci dia i dati delle visualizzazioni

Il collettivo Artisti 7607 ha annunciato che intraprenderà azioni legali contro Netflix. Ciò perché la piattaforma si rifiuta di fornire i dati delle visualizzazioni.

Elio Germano per Artisti 7607. Foto di Francesco Cabras presa dal sito ufficiale di Artisti 7607

Siamo di fronte ad una nuova battaglia in stile SIAE VS Meta? A quanto pare si. E l’oggetto del contendere è sempre lo stesso: adeguare i compensi alle visualizzazioni.

I diritti connessi

Nei giorni scorsi il collettivo Artisti 7607, che cura gli interessi di attori e doppiatori indipendenti e che annovera tra i fondatori attori come Elio Germano, Neri Marcorè Claudio Santamaria ha annunciato di aver fatto causa a Netflix.

Il motivo è lo stesso che ha portato allo scontro tra SIAEMeta: Netflix si rifiuta di fornire dati precisi sulle visualizzazioni di film e serie tv made in Italy. E, come è accaduto per SIAE, anche Artisti 7607 sottolinea l’iniquità di questa omissione.

Senza dati precisi non si può stabilire un equo compenso per gli attori. Insomma qui il tema è la scarsa attenzione che si presta ai cosiddetti diritti connessi che sono una sorta di propaggine del diritto d’autore. Così come il diritto d’autore tutela chi un’opera l’ha creata, allo stesso modo i diritti connessi tutelano chi all’opera da vita, siano essi attori o maestranze.

Artisti 7607

Intervistata da Giornalettismo , Cinzia Mascoli, rappresentate di Artisti 7607 ha spiegato: “Il diritto connesso esiste dal 1961 in Europa ma, all’epoca, si faceva riferimento solamente al diritto d’autore musicale.

Per quel che riguarda l’audiovisivo, si è solo parlato di equo compenso senza che ci fosse un parametro di riferimento, perché i produttori erano più forti e più consapevoli dei loro interessi.

L’ente che ha gestito questi diritti per tutti questi anni, l’IMAIE (l’Istituto mutualistico per la tutela degli artisti interpreti ed esecutori) non ha mai chiesto questo chiarimento per gli interpreti e quindi noi stiamo sollevando una questione storica, uno sbilanciamento storico.

Nell’ultima direttiva europea, era richiesto che si chiarisse che questo equo compenso dovesse essere adeguato e proporzionato ai ricavi degli utilizzatori. Senza un parametro di riferimento sui ricavi, siamo in un mare aperto”.

La Mascoli denuncia che la maggior parte degli interpreti si vede riconosciuto un compenso pari allo 0,002% dei ricavi. E la cosa è oggettivamente iniqua.

“Gli artisti vengono percepiti dal pubblico come dei “privilegiati”, ma non è vero. A fronte di pochi che riescono a sopravvivere, molti altri non ce la fanno. Questo equo compenso è considerato un salario differito, non si lavora tutti i giorni.

Quando non lavorano gli attori vivono di questi compensi che gli arrivano per i lavori che hanno già fatto. Se questo non diventa possibile, molti devono smettere”.

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