Emilia-Romagna in ginocchio, distrutta l’economia

Passata la piena, con il suo tragico carico di morti e disperazione, in Emilia-Romagna è il momento di contare i danni economici.

Alluvione Emilia-Romagna
Photo web source

Il 2023 per l’Emilia sarà l’annus horribilis per eccellenza: prima la siccità, poi le gelate invernali, adesso la distruzione dell’alluvione para-tropicale.

L’Emilia Romagna lotta nel fango

Ancora si scava a mani nude nel fango per salvare vite, dunque prematuro fare una stima globale dei danni materiali, morali ed economici che questo tsunami alluvionale ha portato con sé: molti agricoltori hanno perso le speranze di salvare quel che rimaneva delle coltivazioni, ci sarà da riprogettare l’intera filiera dell’ortofrutta in Romagna, la più vasta d’Europa, che occupa nel complesso (compreso l’indotto) circa 20mila addetti.

Un vero e proprio armageddon, frutto di una situazione eccezionale, tanto quanto i 500 millimetri di pioggia caduti in 4 giorni nell’arco di 2 settimane: un maggio così non lo ricorda nessuno, a memoria d’uomo.

Era de maggio

In agricoltura il mese di maggio è uno dei mesi più importanti: i raccolti sono maturi, la filiera è in piena attività; l’acqua ha invaso strade, orti e canali, con migliaia di ettari di coltivazioni, ortaggi e frutta (anche da serra, tipo le fragole), che a livello regionale valgono almeno 1,2 miliardi di euro, completamente distrutti. Danni ingenti anche per i colossi del settore, quali la Orogel, per non parlare delle piccole e medie imprese: e il peggio è che i terreni coltivati a frutta (i più estesi del continente) sono inservibili, con quintali di pesche, kiwi, albicocche, etc. da mandare al macero. Gli alberi stessi saranno da ripiantare ex novo, dato che  le radici  sono sott’acqua da troppo tempo e stanno morendo “affogate”.

Economia al macero in Emilia-Romagna

Occorreranno almeno cinque anni perchè i nuovi impianti tornino a pieno regime e massima produttività: il disastro di questi giorni proietta le sue ombre sui prossimi mesi, cruciali per ripartire o almeno provarci.  Sono migliaia le aziende agricole che rischiano di restare chiuse e senza reddito alcuno per oltre un lustro, con spese ingenti da dover affrontare, con decine di mezzi agricoli da buttare, trattori affondati, macchinari trascinati via dalla furia delle acque, capannoni sfondati.

Emilia-Romagna
L’azienda conserve Italia allagata – Photo web source

In Emilia-Romagna sono pronti a rimboccarsi le maniche, ma senza stanziamenti immediati e consistenti da parte di Roma, difficilmente si potrà riprogettare il futuro economico della Regione. Per ora si continua a spalare, poi verrà il tempo del lutto e del dolore, del cordoglio e delle mani giunte: dopo si dovrà necessariamente ripartire, mettere in moto la macchina e riprendere il cammino. Perchè l’economia non aspetta.

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