Ravenna è salva cosi grazie a loro

L’Emilia Romagna prova a rialzare la testa. Si cerca di salvare il salvabile ma a soffrire maggiormente sono soprattutto i campi e le coltivazioni.

Se da un lato c’è la distruzione più totale provocata da un’onda di piena di fiumi e torrenti, forse, mai vita prima, dall’altro lato c’è da segnalare un gesto d’amore da parte degli agricoltori per la loro terra e per il loro patrimonio.

Emilia Romagna: ecco come gli agricoltori hanno salvato Ravenna
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Ecco cosa hanno scelto di fare gli agricoltori e le aziende agricole per la città di Ravenna.

Emilia Romagna, un gesto del cuore

Riprendersi adesso, forse, sarà impossibile, ma restare con le mani in mano non è possibile. L’acqua, arrivata in quantità più che copiosa, non ha portato con sé giovamento, ma solo morte e distruzione. Campi e coltivazioni sono andati perduti, e tantissimi, fra agricoltori ed aziende agricole che non hanno più nulla.

Tanti sono stati i gesti di solidarietà, sia per la popolazione sfollata ma, anche, per il mantenimento del centro storico di alcune città che, altrimenti sarebbero andate distrutti. Una su tutte Ravenna.

I soci delle cooperative agricole hanno scelto, così, di agire, deviando il corso di un canale, che ha poi allagato le loro aziende e le loro colture, pur di preservare dall’acqua stessa il centro storico della città e salvare monumenti e storia. Tagliare un argine, permettendo così di invadere, non il centro storico, ma i loro stessi frutteti, i loro campi, le loro aziende.

Sfumare i sacrifici di generazioni intere, ma salvare il patrimonio bizantino della città: “Non potevamo tirarci indietro se, per un drammatico scontro tra acqua e terra, Ravenna era a un passo dall’essere sommersa” – ha raccontato, in un’intervista a “Repubblica”, Lino Bacchilega, direttore della coop locale di agricoltori Cab Ter.Ra.

Emilia Romagna: ecco come gli agricoltori hanno salvato Ravenna
Centro storico di Ravenna – photo web source

Gli agricoltori perdono tutto ma salvano il centro di Ravenna

Una scelta dolorosa sì, ma anche presa in piena consapevolezza da parte di tutti. “Ci siamo guardati negli occhi, ma sapevamo già che un rifiuto sarebbe stato una vergogna imperdonabile” – ha dichiarato Bacchilega.

Quanto servirà per far tornare tutto come prima? Impossibile calcolarlo e farne una stima precisa, ma di certo, affermano le aziende, non prima dei tre anni sarà possibile riprendere il tutto a pieno regime.

Solo per i raccolti dell’anno, in media, 2 mila euro a ettaro. Il totale supera 1,3 milioni, senza contare i costi per sistemare i terreni nei prossimi anni” – descrive il direttore Bacchilega, riferendosi proprio alle stime economiche di tutto ciò che le aziende e i singoli agricoltori hanno perso in questa settimana di piogge incessanti.

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