“Batteri a domicilio”: l’inchiesta “choc” del Gambero Rosso

Anticipata da un editoriale del Direttore Mensurati l’inchiesta promette di alzare l’ennesimo polverone sul mondo del delivery. Ma sarà davvero così?

Rider. Foto Web Source

C’era da aspettarselo ma un conto è sospettarlo, altro è averne la certezza.

L’inchiesta

Il numero di luglio di Gambero Rosso verrà pubblicato mercoledì 28 ma le anticipazioni che il direttore del mensile, Marco Mensurati, ha dato in un suo editoriale fanno già “tremar le vene e i polsi“. O, almeno, questo è quanto il giornale degli appassionati di buon cibo promette. Ma sarà davvero così? Il numero di luglio tra i vari approfondimenti interessanti conterrà anche un’inchiesta, l’ennesima, sul mondo del delivery foodcibo a domicilio se preferite. “Batteri a domicilio” questo il nome dell’indagine volta a farci scoprire l’ennesimo aspetto negativo legato al giro delle consegne a domicilio.

Batteri a domicilio

L’inchiesta parte da una innocente richiesta: “ci fareste analizzare i vostri zaini contenitori?” fatta ad alcuni riders. Questi borsoni che ormai tutti abbiamo imparato a conoscere sono stati portati in laboratorio e sottoposti a dei test volti ad appurare lo stato di igiene e pulizia degli stessi. E…UDITE UDITE…questi borsoni sono quanto di più zozzo ed antigienico possa esistere. Insomma il nostro cibo è trasportato in degli involucri sporchi che potrebbero, potenzialmente, essere pericolosi per la nostra salute. “Come mangiare una pizza sul pavimento del ristorante” scrive il Direttore Mensurati.

Cartoni di pizza. Foto Web Source

Fin qui tutto ok, nel senso che è effettivamente una notizia che finalmente qualcuno si sia preso la briga di analizzare questi borsoni. Non sarà lo scoop del secolo ma è sicuramente una notizia. Il punto che ci ha fatto storcere il naso è un altro. L’editoriale del Direttore della rivista del Gambero continua con due affermazioni quanto meno discutibili.

Colpa delle aziende!

Una volta preso atto che le borse dei riders sono delle bombe batteriologiche l’editoriale continua con un attacco, invero un po’ sterile nei confronti delle aziende che si occupano di delivery ( che “ipocritamente” caricano sulle spalle già curve dei riders anche questa incombenza) e con un’assoluzione con formula piena dei riders i quali, a detta del Direttore, non avrebbero la forza fisica per pulire le borse a fine turno perché stremati per il lavoro. Anzi Mensurati immagina quello che secondo lui è il rider medio che, dopo aver macinato chilometri su chilometri per pochi spiccioli torna a casa e “si butta sul letto della sua stanza condivisa chissà con quanti altri “colleghi”.

Il rider è stanco

Premessa: lungi da noi affermare che quello del rider non sia un lavoro pesante. Ormai tutti conosciamo le loro condizioni di lavoro, tutti sappiamo quanto siano bistrattati e sfruttati. Però, ci dispiace per il Direttore Mensurati, ma i riders prima di iniziare a lavorare devono sottoscrivere un contratto e in quel contratto è scritto che la manuetenzione e la pulizia degli zaini porta cibo è a carico dei riders stessi. Se il contratto prevede che il rider pulisca lo zaino il rider deve pulire lo zaino. E non c’entrano nulla la stanchezza di fine turno, le condizioni salariali pessime o l’oppressione del padrone sullo schiavo. E’ un compito e come tale va onorato. Quindi se lo zaino è sporco la colpa non è del sistema corrotto ma del singolo rider.

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