Italiani, la salute è a rischio

Lo situazione generale della nostra sanità pubblica è un quadro della disperazione, con alcune eccezioni.

Italiani
Sanità italiana sempre più in crisi – Photo web source

Lo stato di salute degli italiani è sempre più a rischio.

Nord-Sud, la forbice s’allarga

Da Nord a Sud, in Italia si registra una Sanità a due velocità. Basta sfogliare le pagine dei report di settore, quello dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute fornito dall’Università ed  rapporto sulle prestazioni erogate regione per regione, del C.R.E.A (Centro Ricerca Economica Applicata). I dati sono inquietanti: malattie evitabili, morti scongiurabili, screening mancati etc. etc; il tasso di mortalità evitabile ogni 100mila abitanti è salito al 65,53%, con decessi evitabili se le patologie fossero state intercettate prima.

Ovviamente i dati peggiorano quando parliamo di Sud Italia: ad esempio, se guardiamo alla prevenzione femminile, la quota di donne che si sottopone a screening periodici, è tra le più basse, e proprio nelle Regioni meridionali (34%). Di media, le coperture degli screening nazionali è sempre più basse nel Mezzogiorno e nelle Isole: nel 2020-2021 il 44% della popolazione italiana riferisce di essersi sottoposta ad esami per la diagnosi precoce, ma se guardiamo al Sud, la percentuale precipita al 25%.

Prestazioni in calo

In netto calo anche le visite specialistiche: i dati del 2021 ci dicono che sono state circa 23,6 milioni (nel 2019 erano circa 26,7 milioni), con il comparto regionale del Meridione in ultima fila e disuguaglianze in aumento, che nel tempo hanno determinato una netta divisione tra cittadini di prima e seconda fascia. Semplificando, abbiamo una parte di Italiani che gioca in Serie A, per quanto concerne la Sanità pubblica, mentre il resto arranca tra i Dilettanti. Le Regioni del Belpaese sono un mosaico dimensionale, con mondi paralleli che si incrociano a pochi chilometri di distanza: al Nord registriamo un miglior livello di prevenzione, cura e controllo in ambito salute, per non parlare di un tasso  maggiore di equità sociale, performance assistenziali ed economico-finanziarie.

Medicina italiana al collasso. photo web source

Promossi e bocciati

Certamente il quadro non può esser monocolore: abbiamo anche eccellenze che spiccano, sovente al Nord Italia; tre le Regioni promosse con il massimo dei voti, quali Veneto, Trentino e Alto Adige. Ma anche Toscana, Piemonte, Emilia-Romagna, Lombardia e Marche sono assolutamente in media. Poi abbiamo le Regioni rimandate: Liguria, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Umbria, Molise, Valle d’Aosta e Abruzzo. Ed infine le dolenti note, con le bocciate: sono sei, e guarda caso tutte del Mezzogiorno: Sicilia, Puglia, Sardegna, Campania, Basilicata e Calabria, non manca nessuna.

In questi territori, la percentuale di cittadini che rinunciano alle cure per le liste d’attesa chilometriche e per i disservizi continui registra punte elevate, con Sicilia e Calabria al 7,2%, Puglia e Basilicata al 7,5%, Sardegna addirittura al 12,3%; medesima problematica per le famiglie che hanno registrato enormi difficoltà ad usufruire dei servizi di pronto soccorso. Al Centro-Sud, Campania, Abruzzo, Molise, Sicilia e Puglia registrano percentuali di rinuncia che si aggirano tra il 9 e il 10%, mentre al Nord si oscilla tra il 2 e il 5%.  Ancora una volta emerge il quadro di un Paese nettamente spaccato in due, con il Sud fanalino di coda per quanto riguarda rispetto e tutela della salute pubblica.

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