Ponte Morandi: 5 anni di proclami, 5 anni di nulla

Il 14 agosto del 2018 il crollo del Ponte Morandi. Le vittime, 43, dopo cinque anni ancora vengono ricordate ma di giustizia neanche l’ombra.

C’è un nuovo viadotto al posto del Ponte Morandi. E’ proprio lì che, stamattina, sono state ricordate le vittime di quella giornata drammatica.

Crollo Ponte Morandi
Il Ponte Morandi crollato a Genova il 14 agosto 2018

A fare eco in questa dura giornata, però, non sono le frasi di circostanza e le rinnovate scuse, piuttosto, la rabbia dei parenti delle vittime. Dopo cinque anni, infatti, il nulla.

Il crollo del Ponte Morandi, 43 vittime nessuna giustizia

Era il 14 agosto del 2018 a Genova. Doveva essere una normale giornata estiva a ridosso del ferragosto. Quel giorno pioveva moltissimo sulla città. Erano le 11.36 ma sembrava già buio, più che estate sembrava autunno. Nulla, però, faceva presagire che da lì a poco si sarebbe verificata una immane tragedia.

Sul Ponte Morandi a quell’ora passavano famiglie dirette alla loro meta scelta per la villeggiatura, coppie, turisti e lavoratori. Improvvisamente, però, il Ponte ha ceduto, è crollato portando giù con se auto, camion, persone. Persone innocenti, vittime innocenti, saranno 43 i morti di quella immane tragedia.

Dopo cinque anni, però, nonostante le cerimonie di cordoglio, le commemorazioni e gli interventi di Stato, restano le 43 vittime, persone innocenti che hanno trovato la morte. Sono decedute in quello che non è stato un fatale incidente ma, bensì, incuria, menefreghismo, avidità. Dopo cinque anni restano le vittime innocenti ma dei colpevoli nemmeno l’ombra.

Oggi al posto del Ponte Morandi si erge un nuovo viadotto, progettato dall’architetto Renzo Piano, alle vite distrutte invece si sarebbe potuto solo dare giustizia, fare in modo che quel sacrificio fosse servito in futuro per evitare sciagure simili. Per i parenti delle vittime, invece, non è così. Dure, infatti, le parole di Egle Possetti, portavoce del comitato Ricordo vittime Ponte Morandi, lei stessa nel 2018 perse nel crollo la sorella, il cognato e la nipote.

Ricordo Ponte Morandi
Il ricordo delle vittime del Ponta Morandi

La rabbia dei parenti delle vittime dinanzi al nulla

Oggi Possetti ammette che a nulla è servita la morte dei loro cari. “Abbiamo sentito in aula troppi non so e non ricordo, i ministri dovrebbero valutare le rassicurazioni date. E’ emersa tanta approssimazione e incompetenza”, ha attaccato così la portavoce dei parenti delle vittime durante la celebrazione.

Un processo che, intanto, non vedrà nessuna conclusione almeno fino al 2024. Tre anni di indagine con almeno 170 testimoni da parte dell’accusa. Sono 59 gli imputati e tra loro dirigenti, funzionari e tecnici di Autostrade per l’Italia, Spea (società di progettazione) e il ministero delle infrastrutture. Le accuse sono pesanti, come potrebbe essere altrimenti del resto, omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso, etc. etc. tutte sulla stessa falsa riga.

Cinque anni di nulla anche se la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per 47 persone. I parenti delle vittime accusano lo stato di essere sceso a compromessi, di aver ignorato una immane tragedia dinanzi ad interessi. Le due società Aspi e Spea, nel frattempo, patteggiando un risarcimento di quasi 30 milioni di euro, sono uscite dal processo.

Era il 14 agosto del 2018 quando alle 11.36 il Ponte Morandi venne giù portando con se morte e distruzione. Per l’accusa il crollo è dovuto a decenni di incuria, dove si è risparmiato sulla manutenzione in modo da poter distribuire maggiori profitti tra i soci.

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