Le gallerie di Hamas sono un ancestrale richiamo alla necessità, che in certi frangenti diviene opportunità vincente.
Un vero alveare sotterraneo, sono infatti migliaia, i chilometri di tunnel scavati nella roccia, nel cuore del territorio israeliano.
E’ allarme rosso ai confini di Gaza: i tunnel di Hamas sono un vero incubo per la popolazione civile; il terrorismo corre sul filo invisibile di cellule attive ed armate di tutto punto, pronte a sfruttare la galleria infinita di vasi comunicanti, al di sotto dell’epidermide israeliana.
Gallerie infinite
L’ultimo allarme risale a pochi giorni fa, con i terroristi sbucati improvvisamente dal nulla: sotto la superficie brulica un mondo di ombre in agguato, ed Hamas sa come sfruttare al meglio il formicaio underground, nell’intestino della Striscia; un fenomeno che non è figlio della contingenza, bensì della necessità atavica di sfuggire al controllo sistematico del nemico. Nel corso dei decenni, i palestinesi hanno trovato escamotage elementari, eppur efficaci, per avviare il contrabbando di armi, persone e merci dall’Egitto passando sotto ai reticolati: tracce delle prime gallerie sono da rinvenirsi nel lontano 1989, quando il Muro di Berlino era ancora in piedi.
“La necessità è la madre delle invenzioni”, dichiarò tempo fa Khaled Meshal, storico dirigente di Hamas, riferendosi proprio alla rete clandestina dei tunnel sotterranei: i guerriglieri palestinesi, per oltre vent’anni, li hanno sfruttati al meglio, per destabilizzare l’establishment occupante.
Versatilità sotterranea
Gallerie create e mantenute per tre scopi, principalmente: il primo, quello logistico, per le forniture di materiale bellico; indi difensivo, per ostacolare le incursioni via terra degli israeliani; infine offensivo, per attivare le cellule terroristiche, inviando i commandos nello Stato ebraico, eludendo la sorveglianza dell’esercito. E se prima erano cunicoli primitivi, senza elettricità, a rischio crollo continuo, adesso si è arrivati a moderne strutture dotate di ogni comfort, con luce elettrica, supporti tattici, con una profondità di circa 60-80 metri in media, ed in grado di assicurare un veloce passaggio a merci ed uomini.
Ed i tunnel palestinesi sono stati preziosi anche per le ultime incursioni, rivelandosi un alleato in più nello scontro militare con Israele. I palestinesi difatti se ne sono serviti per catturare civili inermi, soldati, attaccare e fuggire, seminando panico e morte tra la popolazione ebraica: è nato perfino un mercato nero delle gallerie, con squadriglie dedicate, che ne gestiscono i traffici, disposti anche ad affittarle dietro compenso.
Israele non sta a guardare
Israele non è stato però a guardare: sono oltre una cinquantina le gallerie clandestine fatte saltare in aria, anche grazie a soffiate mirate e alla tecnologia più avanzata: sensori, sismografi, apparati “segreti” hanno aiutato l’esercito ebraico, mentre gli egiziani hanno allagato alcuni tunnel con l’acqua di fogna, sul loro lato del confine.
Anche l’America è stata coinvolta, attraverso una collaborazione ingegneristica e la costruzione di una lunga barriera sotterranea di quasi 60 chilometri attorno a Gaza, proprio per contrastare gli scavatori di Hamas: completata nel 2021, la struttura è stata realizzata ricorrendo a 14 mila tonnellate di ferro e cemento, per un costo di oltre 1 miliardo di dollari.