Sei convinto che la tua mente sia davvero allenata a poter comprendere e conoscere tutto? Forse no, ed è necessario che tu sappia cosa è stato scoperto.
Avere una “super memoria” forse sta per diventare possibile, grazie al progresso dell’ingegneria. Una proteina modificata e tutto diventa reale.
A portare avanti questo studio sono i neuroscienziati della Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, Campus di Roma.
La memoria: quanto può svilupparsi?
Quando pensiamo che avere un super cervello sia solo qualcosa di fantascientifico, sbagliamo di grosso. La scienza prosegue e va avanti con le sue scoperte e con i suoi studi e quella che sembrava essere solo una definizione “memoria da elefante”, in realtà, potrebbe diventare realtà al più presto. A portare avanti uno studio particolare quanto speciale sono stati i neuroscienziati della Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, Campus di Roma e della Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs.
La modifica di una proteina (la Limk1) che ha un ruolo attivo nel nostro cervello e per quel che riguarda la nostra memoria potrebbe essere la svolta a quello che tutti noi sogniamo da tempo. A questa proteina è stato aggiunto una sorta di “interruttore della memoria”, che la accende in risposta alla somministrazione di un farmaco, la rapamicina.
Questo studio accende e da molte speranze anche per quel che riguarda la lotta all’Alzheimer perché può portare “a migliorare la comprensione dei meccanismi responsabili della memoria, sia favorendo l’individuazione di soluzioni innovative per i problemi legati a patologie di interesse neuropsichiatrico” – spiegano gli scienziati.
“In animali di laboratorio che mostravano un deterioramento delle performance cognitive legato all’età, l‘utilizzo di questa terapia genica per modificare la proteina Limk1 e attivarla con il farmaco, ha determinato un significativo miglioramento della memoria” – continuano gli studiosi in un’intervista all’Adnkronos. È da specificare che questa proteina ha un ruolo cruciale e fondamentale nel determinare modifiche strutturali a carico dei neuroni (gli impulsi neuronali per intenderci) che risultano determinanti nei fenomeni di apprendimento e memoria.
Controllare “questo interruttore” è possibile?
“La memoria è un processo complesso che coinvolge modificazioni a carico delle sinapsi […] Questo fenomeno, definito plasticità sinaptica, comporta modificazioni della struttura e della funzione delle sinapsi che si generano quando un circuito nervoso si attiva a seguito, ad esempio, di esperienze sensoriali. Queste esperienze promuovono l’attivazione di complesse vie di segnalazione che coinvolgono numerose proteine […] Alcune di queste sono particolarmente importanti per la memoria” – continuano gli studiosi.
Lo scopo dello studio è, per questo, quello di controllare, per quanto possibile, le funzioni di questa proteina che gioca un ruolo chiave proprio nei processi di memoria.
Ed il farmaco che è stato utilizzato? “Abbiamo, quindi, modificato la sequenza della proteina Limk1 inserendo al suo interno un interruttore molecolare che ci consentisse di attivarla, a comando, mediante la somministrazione di rapamicina […] Il prossimo passo sarà verificare l’efficacia di questo trattamento in modelli sperimentali di malattie neurodegenerative che manifestano deficit di memoria, quali, ad esempio, l’Alzheimer” – concludono.