Più pistole per tutti: agenti come sceriffi? Ecco cosa non torna

Più pistole per tutti. O meglio, per i circa 300 mila agenti di pubblica sicurezza in servizio in Italia. Se la proposta del Governo Meloni diventerà legge dello Stato, poliziotti, carabinieri etc. potranno acquistare un’arma “privata” senza dover prendere alcuna licenza supplementare.

Armi in dotazione alle Forze dell’Ordine – Photo web source

L’arma in più potrà esser detenuta e portata in giro (anche fuori servizio): ma cosa cambia in sostanza? Ogni agente di pubblica sicurezza  ha ovviamente  già in dotazione una pistola d’ordinanza: può già esser portata al di fuori del proprio turno (quando il pubblico ufficiale è in borghese) e non passa inosservata.

Beretta mon amour

In dotazione le forze dell’ordine hanno una Beretta 92: è un arnese lungo 217 mm, arriva a pesare fino a un chilo, quand’è carica conta quindici colpi nel caricatore; al momento se un agente di pubblica sicurezza vuole possedere un’altra arma, al di fuori del servizio, deve chiedere il rilascio di un porto d’armi, come i comuni cittadini: ovvio che, se la legge fosse approvata, le cose cambierebbero. Piantedosi, il Ministro dell’Interno, rassicura essere una “semplice facilitazione” per agevolare gli interventi delle forze dell’ordine fuori servizio: dunque “nessuna particolare preoccupazione”.

Invero un problema sussiste: non sono previsti particolari controlli per possedere questa seconda arma, nè vi è l’obbligo di presentare un certificato medico anamnestico, richiesto per il porto d’armi non “di servizio”; inoltre non sono state approntate particolari misure di controllo (ad esempio di tipo psicologico o clinico).

Mancanza di controlli

Ma il vero problema è che oggi le forze dell’ordine non sono sottoposte a controlli periodici, onde accertare la persistenza dei requisiti mentali e fisici per impugnare un’arma; nè son previsti esami tossicologici, come invero sono richiesti annualmente ad alcune categorie di lavoratori, come ad esempio i conducenti di mezzi pubblici. Si dà per scontato che gli agenti siano sempre in perfetta forma psicofisica, non abbiano mai problemi di salute: immutabili nel tempo.

Contrariamente, chi detiene un porto d’armi per difesa, sport o caccia, deve provare la propria idoneità di media ogni cinque anni, per vedersi rinnovato il permesso. Servirebbe ben altro, in effetti: controlli più serrati sarebbero una garanzia per le stesse forze dell’ordine, nonchè per i cittadini, interessati certamente ad avere poliziotti, carabinieri etc. in perfetta forma (soprattutto mentale).

Controllo di polizia – Photo web source

Carenza perenne

Secondo il Sindacato dei lavoratori di Polizia, servirebbe ben altro: “Abbiamo bisogno di risorse reali, strumenti, autoveicoli, mezzi per investigare”. Effettivamente avere più auto per incrementare i servizi in essere sarebbe molto più utile, piuttosto che raddoppiare il numero di pistole in circolazione: in Italia circa 1 milione e 300 mila persone hanno il porto d’armi: aumentare le armi servirà soltanto ad aumentare l’insicurezza dei cittadini.

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