Frank Zappa, il rivoluzionario ragazzo che avrebbe cambiato per sempre il mood rockettaro del ‘900, ci lasciava giusto trent’anni fa.
Aveva fatto la sua lunga gavetta nei sobborghi made in U.S.A., tra Baltimora, Miami, San Diego, coltivando la passione per la cultura underground e per ogni suono conosciuto.
Gli esordi da randagio
Un animo errante e peregrino, il Nostro Frank: era a fatica riuscito a liberarsi di una famiglia ultracattolica di origine italiana (papà Francis, suo antagonista, era nato Francesco, a Partinico, in Sicilia), si manteneva a cheeseburger e noccioline e viveva come un randagio, in studio di registrazione anche la notte, a smaltire suoni e nottatacce. Quando nel 1966 il talentuoso Zappa, autodidatta musicale e vero sperimentatore underground, pubblica l’album Freak out! con il suo gruppo Mothers of Invention, il mondo della musica tutto si mette in ascolto: un caleidoscopio urticante, il primo vero concept album, che mischiava strumenti e musiche, dal blues al rock, dal jazz alla classica, fino alla contemporanea.
Intellettuale contro
Era un vero intellettuale, il caro vecchio Frank, un profeta della controcultura, eppure non disdegnava il luccichio delle stelle: voleva la fama, il successo, lo pretendeva, seppur alle sue condizioni. Paul McCartney ha sempre detto che non ci sarebbe stato Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band senza Frank, senza le sue ricercatezze e sonorità: intanto Zappa pubblica Absolutely free, con il brano Brown Shoes Don’t Make It, descritto come “l’intera musica in soli 8 minuti”. Segue poi Uncle Meat del 1969, dove la sua ironia ritorna alle origini famiglie, cantando in italiano Tengo ’na minchia tanta.
Un bagaglio cospicuo alle spalle, ispirazioni colte: Zappa padroneggiava con sicurezza l’ alto e il basso della scena musicale; con ironia e sarcasmo cambiava le regole e i codici, prendeva di petto l’America con le sue televisioni coatte, la sua crassa ignoranza. “Who are the Brain Police?” si chiedeva Zappa in una canzone, con quel verso “La polizia del cervello sta arrivando. Attento”, ripetuto all’ossessione.
I due mondi di Zappa
Pierre Boulez, noto direttore d’orchestra, lo incorona come talento assoluto: “Come musicista Zappa apparteneva a due mondi: quello della musica rock e quello della musica contemporanea”. In nome della libertà totale, arrivò a battagliare addirittura con Tipper Gore, la moglie del futuro vicepresidente U.S.A. (Al Gore) che aveva lanciato, nel 1985, un’associazione anti-pedopornografia per controllare i testi dei dischi in uscita. Zappa andò a testimoniare in Senato, deponendo per oltre 5 ore, definendo l’associazione progressista un covo di ignoranti, che si proponeva “di eliminare la forfora tramite la decapitazione”.
Muore presto, troppo, il caro Frank: a 52 anni, il 4 dicembre 1993, un tumore alla prostata ce lo porta via. Peccato, perché poco prima, sempre più in rotta con la cultura dominante del suo Paese, Zappa si era candidato alla Presidenza U.S.A. con lo slogan “Come potrei mai far peggio di Ronald Reagan?”. E chissà che America sarebbe stata, con un Zappa Presidente a guardia del mondo?