Concorso forestali in Sicilia, tutto da rifare per imbrogli conclamati. Il concorso per assumere 46 agenti forestali è stato cancellato, annullato definitivamente per illegittimità della commissione esaminatrice.
Ma cosa è successo? Riavvolgiamo il nastro: alcuni mesi fa la Regione Sicilia ha bandito un concorso per forestali; fin qui nulla di strano. Il problema nasce in seguito, quando il primo classificato si scopre esser imparentato strettamente con l’ex capo del Corpo Forestale, Giovanni Salerno.
Un “mostro” di bravura al Concorso
Salerno aveva indi provveduto alla nomina della commissione concorsuale, e specificamente del suo presidente: stranamente, primo classificato alla prova scritta era risultato il figlio dell’ex capo dei forestali, Alessio, con un punteggio di 30 risposte esatte su altrettante domande poste. Praticamente perfetto, il candidato monstre. La relazione arrivata sul tavolo del governatore Schifani parla chiaro: gli ispettori hanno certificato l’illegittimità dell’intera procedura, con la divulgazione della graduatoria scritta, la quale premiava in modo più che sospetto il figlio di Salerno.
Per il collegio ispettivo, presieduto dalla segretaria generale della Regione, Maria Mattarella, “il dirigente generale del comando del Corpo forestale dell’epoca, infatti, avrebbe dovuto astenersi dal nominare il presidente della commissione di concorso, trovandosi in palese conflitto di interessi“.
Raccomandato espresso
L’ex dirigente (ora in pensione) avrebbe dunque agevolato in tutti i modi il figlio, che aveva deciso di provare a superare il concorso, evidentemente fidandosi delle raccomandazioni paterne (molto più che consigli affettuosi, ca va sans dire): per la serie “ti piace vincere facile?”, Alessio Salerno aveva sbaragliato tutti gli altri candidati, risultando primo; en plein, 30/30 e chapeau, con bacio accademico della commissione (un vero genio, oltre che molto preparato: sarebbe forse bastato fare qualche errore volontario nei quiz, per non destare sospetti). Tradotto in burocratese, si è palesata una “espressa violazione dell’articolo 6 bis della legge nazionale 241 del 1990”, confermata da numerose numerose pronunce dei giudici amministrativi (Tar e Consiglio di Stato).
Concorso alle ortiche
Gli ispettori, al termine della loro relazione, hanno indi suggerito a Schifani di dichiarare nulla la seduta d’esame, determinando la decadenza di tutti gli atti firmati dalla commissione del concorso, comprese le prove scritte (cui parteciparono “appena” 21 mila candidati, tra Catania e Siracusa). Il concorso, su cui alcuni sindacati avevano acceso i fari, è poi finito sotto i riflettori della commissione Antimafia: costato finora più di 800 mila euro, è come se non fosse mai stato espletato.
Eppure i fondi sono stati spesi, riconosciuti al Formez, l’ente esterno incaricato di formulare i test e gestire la logistica delle prove (che a questo punto dovranno essere necessariamente ripetute). Oltre il danno erariale, una vera e propria beffa per le migliaia di candidati partecipanti “non raccomandati”.