In Ecuador la situazione resta drammatica con ancora 139 persone prigioniere in cinque carceri, comprese guardie e personale amministrativo.
La reazione dello Stato non si è fatta attendere con le Forze armate ecuadoriane che hanno ucciso cinque “terroristi” ed arrestato altri 329. Liberati intanto anche 41 ostaggi.
Le bande armate che hanno scatenato il conflitto liberando due leader e dichiarato guerra allo Stato sono ufficialmente “terroristi” col decreto 111 del Capo dello Stato.
Si spara ancora in Ecuador: ormai è guerra
Sono i narco trafficanti a tenere sotto smacco l’Ecuador, la loro azione per liberare i due boss del traffico di droga si è trasformata in una guerriglia con assalto alle istituzioni ed alle forze dell’ordine. Il Presidente Noboa dopo aver istituito lo stato di conflitto interno ha firmato il decreto 111 che trasforma i gruppi delle bande armate dei narcos in “terroristi ed entità non statali belligeranti che costituiscono obiettivi militari“.
Dall’inizio del conflitto, però, sono però 139 le persone ancora in ostaggio in almeno cinque prigioni (a Cuenca, Azogues, Napo, Ambato e Latacunga) in Ecuador, comprese guardie e personale amministrativo. Il Perù, intanto muove le sue truppe al confine con l’Ecuador per evitare l’allargamento del fronte temendo conseguenze anche per la propria nazione.
L’Ecuador è una nazione situata sulla costa occidentale dell’America del Sud, che confina con la Colombia a nord e con il Perù a est e a sud. Questa posizione geografica la rende un importante punto di transito per il traffico di droga proveniente dai paesi produttori di droga come la Colombia e destinato ai mercati internazionali.
Gli uomini d’affari del narcotraffico, noti come narcos trafficanti, utilizzano l’Ecuador come base per le operazioni di trasporto e smistamento della droga, approfittando della sua vasta rete di strade, porti e aeroporti. L’accesso facilitato ai mercati internazionali, in particolare agli Stati Uniti, ha reso l’Ecuador una scelta attraente per queste organizzazioni criminali.
L’Ecuador e il narco traffico
In passato, i cartelli della droga colombiani, come il Cartello di Cali e il Cartello di Medellín, avevano una forte presenza in Ecuador, spesso sfruttando le debolezze del sistema giudiziario ed evitando le autorità locali per condurre le proprie attività illegali.
Tuttavia, negli ultimi anni, gli sforzi congiunti tra l’Ecuador e la Colombia, insieme ad una più rigorosa applicazione della legge da parte delle autorità ecuadoriane, hanno ridotto l’influenza dei narcos trafficanti nel paese. Le autorità ecuadoriane hanno impegnato risorse considerevoli nella lotta contro il narcotraffico, con l’obiettivo di interrompere le reti criminali e confiscare le droghe.
Istituiti reparti speciali all’interno della polizia e delle forze armate per coordinare le operazioni contro il traffico di droga. Ed, inoltre, sono promossi programmi di sensibilizzazione e prevenzione nelle comunità per affrontare le cause profonde del problema della droga.
Grazie a questo sforzi, infatti, i due boss re del narco traffico Adolfo Macías, detto “Fito” e il leader della banda dei Los Lobos, Fabricio Colón Pico erano finiti in carcere. La loro evasione a cura delle 22 bande armate nel paese ha finito per scatenare la guerriglia.
Nonostante questi sforzi, il narcotraffico rimane, infatti, una sfida significativa per l’Ecuador. La sua posizione geografica e la sua economia instabile, con una popolazione povera che può essere facilmente coinvolta nel traffico di droga per guadagnare denaro, rendono difficile porre fine completamente a questa attività illegale.
Continuano gli scontri: almeno 13 i morti nelle ultime ore
Per affrontare il problema, l’Ecuador ha anche aumentato la cooperazione internazionale nella lotta contro il narcotraffico, lavorando con agenzie come l’Office for Drugs and Crime delle Nazioni Unite (UNODC) e l’agenzia statunitense per il controllo delle droghe (DEA).
Questa cooperazione ha portato ad una maggiore condivisione di informazioni, ad operazioni di sorveglianza congiunta e all’addestramento delle forze dell’ordine ecuadoriane per migliorare le loro capacità investigative.
L’Ecuador sta anche cercando di affrontare le radici del problema del narcotraffico. Si punta sull’aumento dello sviluppo economico e sulla riduzione della povertà nelle regioni più colpite dal traffico di droga. Programmi di sostegno all’agricoltura alternativa, che offrono agli agricoltori alternative di reddito legale. Questi ultimi implementati per scoraggiare la coltivazione di piante da droga.
Il conflitto interno sembra non vedere fine con i narco trafficanti disposti ad andare fino in fondo. Di qualche ora fa, infatti, un video messaggio diffuso dai terroristi cerca di fare propaganda chiedendo scusa alla popolazione, per le azioni che dall’inizio del conflitto hanno prvocato 13 morti, cercando di addossare tutte le responsabilità al Presidnte Noboa.