Approvato al Senato il disegno di legge per l’attuazione della cosiddetta autonomia differenziata. Ora toccherà al Parlamento per il via libera definitivo.
In Italia dopo anni, decenni, di discussione viene approvato un disegno di legge che riguarda la riforma delle Regioni e l’autonomia differenziata.
Bagarre in aula tra la maggioranza che ha fortemente voluto la legge e le opposizioni che hanno provato in tutti i modi di impedirlo. Il braccio di ferroora passerà alla Camera.
Con 110 voti a favore passa l’Autonomia Differenziata in Senato
Una legge che fa discutere da anni quella dell’autonomia differenziata. Questo disegno di legge, in effetti, andrà a modificare di molto quella che è la struttura dello Stato così come la conosciamo oggi. Il ddl è passato al Senato con 110 voti favorevoli, 64 contrari e 3 astenuti.
La votazione rispecchia quello che è maggioranza e opposizione. I partiti di maggioranza, infatti, hanno votato a favore insieme al gruppo per le Autonomie mentre le opoosizioni hanno votato contro il provedimento (come del resto avevano annuniato in varie manifestazioni svoltesiper l’Italia). Unico voto in dissenso con il proprio gruppo è stato quello della Senatrice di Azione, Maria Stella Gelmini, che pur stando all’opposizione ha votato a favore del provvedimento.
L’autonomia differenziata, tuttavia, è un cambiamento così profondo e radicale che spacca l’Italia in due. C’è chi pensa, infatti, che il provvedimento possa favorire lo sviluppo ed accelerare alcuni procesi burocratici che sono sempre stato un peso per la penisola e che, invece, pensa che questa legge spacchi in due la nazione favorendo il nordo sviluppato e abbandonando a se stesso il sud.
Il testo della legge che, ora, dovrà essere discusso alla Camera dei Deputati, prevede almeno 23 materie sulle quali le Regioni avranno pieno titolo esclusivo di legislazione. Materie sulle quali, oggi, c’è una legislazione concorrente tra Stato e Regione.
Significa che, oggi, su alcune materie la competenza resta comune tra Stato e Regione che possono così legislerare tenendo presente di vari fattori. Con l’autonomia differenziata sarà esclusivamente l’ente Regione ad avere competenza su queste materie.
Più poteri alle Regioni che potranno trattenere il proprio gettito fiscale
Si tratta di istruzione, ambiente, beni culturali, energia, sanità, casse di risparmio e perfino previdenza, insieme ad altre materie, che diventerebbero integralmente a carico della Regione.
Ciò che, però, divide la politica in due e pone, sull’autonomia differenziata, punti di vista schiacciatamente a favore o completamente sfavorevoli è la materia del fisco. Con l’Autonomia Differenziata, infatti, le Regioni potranno accedere alla cosiddetta devolution, devoluzione termine che sempre in passato abbiamo imparato a conoscere.
Ci sarà la possibilità per le Regioni di trattenere parte del gettito fiscale generato sul territorio per finanziare servisi e strutture ed anche le funzioni che verranno, in base alla legge, trasferite all’ente.
Grosso della diatriba sull’autonomia differenziata riguarda proprio questo tema. Il Nord ricco e sviluppato potrebbe godere molto di questa norma mentre il Sud più povero e meno sviluppato ha paura (giustamente) che gli siano sottratte risosrse importanti per finanziare i servizi dei cittadini.
Per servizi, giusto per fare un esempio, si parla di materie quali la sanità e l’istruzione ma stando alla legge anche beni culturali, aeroporti, ambiente. Temi per i quali il sud teme di non avere le risorse sufficienti per poter provvedere da solo.
La discussione, insomma, è ancora nel vivo e le battaglie politiche sembrano non essere finite qui. Il provvedimento ricorda i venti di secessione che la Lega agitava ai suoi arbori e che, oggi, sembrerebbe poter andare in porto. Lo stesso partito di maggioranza di Giorgia Meloni, infatti, frena rispetto all’entusiasmo della Lega e subordina l’approvazione del provvedimento al via libera sul premierato.
Un altro tema che è sempre stato molto a cuore al centrodestra che andando a modificare la Costituzione introdurrebbe l’elezione diretta del Presidente del Consiglio dandogli maggiori poteri.