È una delle malattie che il nuovo secolo ha imparato a conoscere da vicino e più a fondo, alla stessa stregua del cancro.
Stiamo parlando dell’Alzheimer. Gli studi per capirne la sua origine e da che cosa provenga sono in corso come, allo stesso tempo, alle le ricerche per la sua cura.
È necessario sapere, però, che vi sono dei cambiamenti silenziosi che il nostro cervello attua e che sono dei campanelli d’allarme per il rischio malattia. Vediamo di cosa si tratta.
Alzheimer: un nuovo studio
Una malattia subdola, cattiva, che ti porta a dimenticare chi sei e, anche, chi sono tutti coloro che ti circondano. Stiamo parlando dell’Alzheimer. Sono in costante e in continuo aumento le ricerche che dovrebbero portare a capire quale meccanismo porta il nostro cervello a “bruciarsi” e ad annebbiarsi definitivamente, portando alla perdita di qualsiasi tipo di ricordo.
Una malattia silenziosa della quale, spesso, non si conoscono né si riconoscono i sintomi. Gli scienziati non sanno esattamente come e cosa porta alla malattia, ma uno dei segni distintivi è l’accumulo della cosiddetta “proteina beta-amiloide” nel cervello. Ma non è la sola proteina a compiere questo lavoro così malvagio. Molti sono i pazienti ai quali, alla visita per questa malattia, vengono riscontrate delle vere e proprie placche nel cervello che vanno a danneggiare i neuroni.
Uno studio condotto in Cina ha monitorato per venti anni adulti di mezza età e anziani con scansioni cerebrali, prelievi spinali e test cognitivi. Come racconta un articolo di “Repubblica”, rispetto a coloro che sono rimasti cognitivamente sani, le persone che alla fine hanno sviluppato la malattia avevano alti livelli di diverse proteine caratteristiche proprio dell’Alzheimer.
È possibile anticipare l’arrivo della malattia?
Nei futuri pazienti che contrarranno questa malattia, sono stati trovati livelli di tossici di beta amiloide nel liquido cerebrospinale addirittura tra i 18 e i 14 anni prima della diagnosi della malattia stessa. Man mano che il deterioramento cognitivo progrediva, i cambiamenti dei livelli di biomarcatori nel liquido cerebrospinale di coloro che erano ammalati Alzheimer inizialmente accelerava, per poi rallentare.
Sono stati monitorati, così, anche i cambiamenti silenziosi che avvenivano nel loro cervello. Questo nuovo studio ha così permesso di mostrare che l’ordine temporale dei cambiamenti di questi particolari biomarcatori ha riguardato anche la forma più comune del morbo di Alzheimer.
Ovviamente, si stratta di uno studio eccezionale che permette di capire, per quanto possibile, già quando la malattia può cominciare a formarsi e a trasformarsi, cercando di “prenderla” in tempo e poter rallentare così la sua evoluzione.