Volo Rio-Parigi, AF447, 228 vittime: assolti Airbus e Air France

A 14 anni di distanza dallo schianto del volo Rio-Parigi, il volo Air France 447, che causò la morte di 228 persone, il costruttore dell’aeromobile, l’Airbus, insieme alla compagnia aerea francese vengono scagionati dall’accusa di omicidio colposo. Dopo 14 anni di attesa c’è stato sgomento e rabbia alla fine del processo tra i parenti delle vittime. 

Volo Rio-Parigi
Ritrovamento dei resti del volo AF447 – immagini di repertorio foto ANSA –

Nessuna colpa dimostrata. Ci sono voluti 14 anni di accertamenti, indagini, perizie, per arrivare alla conclusione che, lo schianto del volo Rio-Parigi, il volo 447 dell’air france, non ha colpevoli. O meglio per i giudici non ci sono colpe penali da parte delle due società imputate. Seppure ci fossero stati, infatti, errori commessi sul piano civile, questi non manifestano nessun nesso dimostrabile di casualità con l’incidente verificatosi.

La sentenza del volo Rio-Parigi dell’ Air France

Al pronunciamento della sentenza sgomento tra i parenti delle vittime. La stessa Daniele Lamy, presidente dell’associazione Entraide et Solidarietè AF447 (mutuo soccorso e solidarietà), in rappresentanza dei famigliari delle vittime ha dichiarato: “siamo disgustati”.

Disperazione, costernazione e rabbia, quindi, per i parenti delle vittime. Si sarebbero aspettati la parola colpevole per ritrovare quel senso di giustizia, dinanzi ad una ingiustizia del destino che quella notte ha strappato alla vita 228 persone.

Era il 31 maggio del 2009 quando un veicolo della compagnia aerea transalpina, l’Air France, parte dall’aeroporto Galeao di Rio de Janeiro per raggiungere l’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi. Si tratta di un Airbus A330-200 con a bordo 216 passeggeri più i membri dell’equipaggio, 9 assistenti di volo e 3 piloti.

I piloti David Dubois, Cedric Bonin e David Robert anche essi morti nello schianto, come tutte le 228 persone a bordo dell’aereo, sono al centro delle indagini, alcuni comportamenti strani vengono ricostruiti e riportati dai quotidiani dell’epoca.

Sentenza volo Rio-Parigi
Sgomento alla lettura della sentenza del volo AF447 – foto ANSA –

L’incidente e lo schianto sull’Oceano

L’aereo schiantatosi sull’Oceano Atlantico tra Africa e America Meridionale da il suo ultimo contatto radio alle 1:33. In quella circostanza, i piloti, avvisano la torre di controllo di aver passato il waypont intol che sarebbe un punto intermedio della rotta. Lo schianto fu, quasi sicuramente, un insieme di circostanze tra errori dei piloti e problemi tecnici dell’aeromobile.  Le indagini del Bea (Bureau d’enquêtes et d’analyses pour la sécurité de l’aviation civile) lo avrebbero stabilito dopo anni di indagini e ricostruzioni.

Il pilota David Dubois decide di andare a riposare. Vanity Fair, anni dopo, riprendendo stralci dell’inchiesta del Bea, asserisce che Dubois, protagonista di una notte di baldorie, avendo solo un’ora di sonno sulle spalle lascia il comando ai due copiloti per andare a dormire. Poco dopo anche l’altro pilota David Robert decide che è il momento di riposare. La guida dell’Airbus passa così al pilota più giovane Cedric Bonin. In quella fase l’aereo stava seguendo la sua rotta, per cui c’era il pilota automatico inserito e la situazione sarebbe dovuta essere sotto controllo.

tubi di Pitot A330-200
Tubi di Pitot

L’aereo, però, ad alta quota ed all’interno di alcune turbolenze, come stabilito dalla relazione finale del Bea, inizia a dare problemi. Alcuni sensori, i tubi di Pitot, utili ad indicare la velocità di un aereo rispetto all’aria, a causa di una otturazione dovuta a formazioni di ghiaccio al proprio interno, iniziano a fornire indicazioni sbagliate. Il malfunzionamento innesca la disattivazione del pilota automatico. A quel punto Cedric Bonin, il pilota meno esperto, si trova a fare i conti con indicazioni sbagliate ed inizia a fare di conseguenze manovre errate.

La ricostruzione dell’inchiesta

Quando i piloti esperti rientrano in cabina è troppo tardi e il volo AF447 si sta già schiantando sull’Oceano. Ci sono voluti due anni per recuperare i corpi delle vittime. Tre anni, invece, dal 2009 al 2012, per concludere le indagini da parte dell’ente interessato il Bea. Alla fine venne alla luce che i piloti non erano addestrati a pilotare l’aereo “in modalità manuale” e non erano in grado, non essendo un requisito di formazione, “di riconoscere tempestivamente e rispondere a un malfunzionamento del sensore di velocità ad alta quota”

Restano i dubbi. Se i piloti non fossero andati a riposare, se avessero capito in tempo che si trovavano dinanzi ad una situazione di stallo forse lo schianto si sarebbe potuto evitare. Restano tante incognite, tante incertezze ma, soprattutto, restano 228 vittime del volo Rio-Parigi AF447 ed il dolore dei parenti che, dinanzi ad un disastro del genere, avrebbero voluto giustizia. Una giustizia che, forse, nessuno potrà dargli mai per un destino che, in quella circostanza, è stato, come spesso gli capita, crudele ed ingiusto.

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