Tax freedom day: l’8 giugno smetteremo di lavorare per pagare le tasse.

Ci siamo, l’8 giugno, sarà il giorno di liberazione fiscale. Mercoledì sarà il tax freedom day, la giornata in cui smetteremo di lavorare per pagare le tasse.

Lo afferma l’Ufficio studi della Cgia, questo weekend sarà l’ultimo dell’anno nel quale dovremo lavorare per pagare il fisco.

Tax freedom day

Da mercoledì 8 giugno, finalmente, lavoreremo per noi stessi e per le nostre famiglie. Tutto ciò che guadagneremo, infatti, sarà libero da tasse e fisco.

Tax freedom day, cosa è, come si calcola

Dovrebbe essere un autentico giorno di festa nazionale, da celebrare da parte di tutti i contribuenti italiani, l’8 giugno, la giornata in cui smetteremo di lavorare per pagare le tasse ed inizieremo a lavorare per noi stessi, le nostre famiglie, i nostri bisogni.

Secondo l’ufficio studi della Cgia, infatti, mediante una serie di calcoli, si è stabilito che quest’anno, il 2023, per pagare tutte le tasse a cui siamo sottoposti, ci sono voluti ben 158 giorni di lavoro, inclusi i sabato e le domeniche, per far fronte a tutti i versamenti richiesti per i contribuenti italiani.

Si tratta di Irpef, Imu, Iva, Irap e tutte le altre addizionali verso le quali siamo chiamati, ogni anno, a versare ingenti somme di denaro. Le tasse, quest’anno, insomma, ci sono costate ben 158 giornate di lavoro. Giornate di lavoro in cui il nostro compenso è stato, interamente, devoluto al fisco.

Dall’8 giugno, invece, tutte le altre giornate lavorative che porteremo a compimento, fino alla fine dell’anno, saranno interamente dedicate a noi ed alle nostre esigenze e, perché no, anche a qualche capriccio personale che, magari, potremmo permetterci.

730 fisco tasse

Si tratta di un calcolo, naturalmente, del tutto teorico che, però, rende bene l’idea di quanto la pressione fiscale incida sulle nostre tasche. Per calcolare il giorno dell’anno, celebrato come il tax freedom day, l’ufficio Sindacale dell’Associazione Artigiani e Piccole imprese Mestre (Cgia), tiene presente di svariati fattori.

Si tiene conto, innanzitutto del Pil, il prodotto interno lordo, rispetto all’anno in corso, suddividendolo per i 365 giorni dell’anno. Calcolando, poi, le previsioni relative al gettito delle imposte e di tutte le tasse che saranno versate durante l’anno da tutti quelli che percepiscono un reddito si riesce a stabilire la pressione fiscale.

Al 2022 la maglia nera dal punto di vista fiscale

Da questo punto di vista dal 1995 ad oggi, fu il 2005 l’anno migliore. All’epoca, infatti, bastarono 142 giorni lavorativi per arrivare al giorno di liberazione fiscale, la pressione fiscale era attestata, in quell’anno, al 39% ed il 23 maggio si raggiunse il giorno nel quale si smise di lavorare per il fisco.

La maglia nera spetta, invece, da questo punto di vista, al 2022, ovviamente più che la pandemia dovuta al Covid ad incidere sono stati gli aumenti legati a luce e gas ed al conseguente aumento dell’inflazione. L’anno scorso, insomma, la pressione fiscale era del 43,5% ed il tax freedom day arrivò, per i contribuenti italiani, il 9 giugno.

 

 

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