Addio a Zlatan: il campione dei record, spaccone e irriverente

Guascone, irridente e spaccone, gambe lunghe da trampoliere aquilino, fiuto ed acrobazie: Ibra-cadabra appende le sue scarpette di cristallo a tacchetti erbosi, il gran ballo è finito.

Zlatan

Piove. La prima  mattinata meneghina è uggiosa, perchè (a dirla alla Zatlan) “anche Dio piange” per il suo addio al calcio giocato.

L’addio del campione

Solita boria, spocchia da canaglia, eppure. Eppure si commuovono anche i giganti di bronzo, forgiati nelle fucine svedesi, quasi un figlio spurio d’una divinità norrena: Ibra piange. Piange davanti al “suo” stadio, quel San Siro che ha vissuto da ambo le parti, che ha omaggiato con goal spettacolari ed arte “pallonara”, che lo applaude unito, voci all’ unisono, ad intonare il suo nome: nel nome di Zlatan.

Alza gli occhi, il vecchio leone, e sono lucciconi: “È arrivato il momento di dire ciao al calcio, non a voi”, così saluta il Monarca, così s’inchina al popolo del Milan. Commozione e meraviglia, il respiro a singhiozzo, tanti ricordi per il quarantunenne, perchè “la prima volta che sono arrivato al Milan mi avete dato felicità, la seconda volta mi avete dato amore”.

Milan ai suoi piedi

E’ un tripudio, un “monocromo” tappeto rossonero a sventolare: bambini con la sua maglia, il suo nome urlato al cielo, solo il meglio per Ibra, e lui lo sa. Lo sente. La dirigenza in piedi, i compagni attorno, tutti commossi: seppur dall’alto del professionismo milionario, questo resta pur sempre il gioco più amato dai ragazzini. Ed oggi il Calcio si inchina ad un suo grande interprete. “Voglio ringraziare la mia seconda famiglia: i giocatori. Voglio ringraziare l’allenatore e lo staff, i dirigenti per l’opportunità. E poi i tifosi: senza di voi non sarei qui”.

Già, i tifosi: lo spettacolo nello spettacolo, settantamila voci, settantamila anime per ricordare a loro (e a lui) che il calcio rimane lo sport più amato, e lo è per la facilità di immedesimazione. Con i suoi campioni, con le mille storie che si intrecciano tra i fili d’erba, con quella maledetta palla che rotola e rotola. All’infinito.

Zlatan
Ibrahimovic saluta commosso i suoi tifosi – Photo web source

Il record di Zlatan

Sipario sul regno di Re Zlatan, sul suo gran ritorno a casa Milan, tre anni e mezzo di gioie e dolori, goal ed infortuni: una scelta che Ibrahimovic ha sempre vissuto con dedizione e sacrificio alla causa, perché per lui l’adrenalina del calcio era la chiave di spinta, la chiave di volta a tener su tutto. Nel gennaio del 2020 era di nuovo a Milanello, già a fine carriera ma con la voglia di rimettersi in gioco, di puntellare il suo mito con l’ultima zampata, lo scudetto da alzare al cielo: molti ridevano, della tigna del “vecchio” Zatlan, acciaccato, ricucito, incerottato, eppure. Eppure Ibra è il Re, ancora una volta: a 41 anni e 166 giorni è diventato il marcatore più longevo della storia del campionato italiano. Un record assoluto, per una carriera da leggenda.

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