Italiani, popolo di Matusalemme | Il risvolto inatteso è quasi un record positivo

Gli italiani sono il popolo più vecchio d’Europa, è ufficiale. Nel mondo, più anziani si registrano soltanto in Giappone, dove gli over 65 sono quasi il 30% della popolazione totale.

Italiani anziani

Un Belpaese dunque sempre più a dimensione “Matusalemme” ma questo dato, molto preoccupante pensando al futuro, ha comunque un suo risvolto inatteso e positivo.

Vecchio è bello

A guardare l’ultimo rapporto ISTAT, si registrano quasi 187 anziani ogni 100 giovani, una sorta di piramide rovesciata: in più abbiamo anche un altro record, siamo cioè il Paese con la più alta aspettativa di vita alla nascita (sempre su base europea) Ma abbiamo anche un altro record europeo: siamo il Paese con la più alta aspettativa di vita alla nascita. Nel 2022, la speranza di vita alla nascita degli italiani si attesta sugli 80,5 anni per i maschi e  84,8 per le femmine, un dato notevole, ca va sans dire.

In Europa, nel 2022, il Paese nel quale alla nascita si può sperare di vivere più a lungo è la Spagna, con una media di 83,3 anni, seguita da Svezia (83,1 anni), Lussemburgo e Italia (entrambi 82,7 anni); al contrario, si vive di meno in Bulgaria (71,4 anni), Romania (72,8 anni) e Lettonia (73,1 anni)

Dove si vive di più

Le differenze tra i vari Paesi sono sì interessanti, ma decisamente più specifico è il confronto tra le differenti aree “interne” di ogni Paese: la scala di longevità difatti non registra i medesimi valori su tutto il territorio nazionale. In Spagna, ad esempio, chi nasce nella regione andalusa ha un’aspettativa di 81,7 anni, ma gli abitanti madrileni possono ampiamente sperare di arrivare ad 85,4 anni: parliamo di oltre quattro anni in più, mica cotiche (anzi, paella).

Ed oscillazioni similari si osservano nel nostro Paese: i siciliani, ad esempio, presentano un’aspettativa di longevità che si attesta sugli 81,3 anni, mentre gli abitanti nel Nord Italia, ad esempio quelli del Trentino Alto-Adige, possono raggiungere gli 84,2 anni, una differenza di quasi tre anni (andiamo bene!).

Paese in chiaroscuro

Se i dati sulla durata della vita media ci premiano (anche se con i dovuti distinguo), vi sono altre cifre statistiche che preoccupano notevolmente: per esempio, nel Belpaese più di uno studente su dieci (tra i 15 e i 19 anni), cioè oltre l’11% del totale, abbandona gli studi superiori. Altro dato correlato è che quasi un giovane su cinque (tra i 18 e i 24 anni), ovvero il 19% degli under 35, è  un cosiddetto “neet”, ovvero un esponente della categoria  di coloro non studiano e non lavorano, ciondolando stancamente nella mota post-adolescenziale.

Italiani
Studentessa bocciata – Photo web source

Si aggiunga a questo che la quota di adulti tra i 25 e 65 anni con (al massimo) la licenza media raggiunge il 40% : un dato sconfortante, che delinea come l’investimento in istruzione, rispetto al prodotto interno lordo, è sotto la media d’Europa: il 4,1% contro una media UE del 4,9%. Come dire? Invecchiamo bene, ma senza sapere un tubo: un film dell’errore, più che dell’orrore.

 

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