Le Guerre di cui non si parla | Una catastrofe dai numeri sconcertanti

Il conflitto in Ucraina ha monopolizzato l’opinione pubblica attraverso un “bombardamento” mediatico. Ma ci sono guerre ben più sanguinose…

Guerre

TG e giornali sono divenuti veri e propri bollettini marziali, voyeristicamente pregni di dettagli raccapriccianti: sappiamo tutto di carri armati, di missili, di milizie Wagner, di Putin e di Zelensky, con le cartine geografiche trasformate nei modelli per il Risiko.

Intanto, nel mondo

Nel mondo attualmente abbiamo un clima conflittuale permanente: secondo i dati della Ong “Armed conflict location & event” , sono ben 59 i conflitti attualmente in corso. Sovente trattasi di “scaramucce” su base locale, la cui portata è minimale rispetto ad una guerra nel cuore dell’Europa; in altri casi parliamo di guerre tribali, sanguinose, che stravolgono la vita di intere popolazioni, con un pesantissimo carico di vittime, sfollati, distruzione. Il tutto nel silenzio assordante dei media, che evidentemente giudicano questi conflitti come “minori”, non degni di nota o peggio non acchiappa click.

L’ultima guerra coinvolge il Niger, dove il presidente Mohamed Bazoun il 27 luglio è stato deposto da un golpe militare: adesso abbiamo un rais col kalashikov autoproclamatosi leader incontrastato (il generale Abdourahmane Tchiani) e che ha annunciato la cancellazione della costituzione, dopo aver sospeso tutte le istituzioni parlamentari governative. I golpisti mettono in guardia contro un intervento militare nel Paese, volendo ricordare al mondo che “qualsiasi altro avventuriero” che volesse attaccare il nuovo governo nigerino “avrebbe saggiato la determinazione a difendere la nostra patria”.

Niger & Co.

Oltre al Colpo di Stato in Niger abbiamo l’imbarazzo della scelta, rispetto a guerre e conflitti su scala globale. Vediamone alcuni.

Yemen

Si combatte da ormai 7 anni: nel 2015 i ribelli Houthi deposero l’allora Presidente Hadi costringendolo all’esilio. Da quel momento, grazie all’aiuto dell’Arabia Saudita è iniziata una sanguinosa controffensiva del governo esiliato, nel tentativo di riprendere il potere.
Risultato? Oltre 4 milioni di persone sono state costrette ad autoesiliarsi ed almeno 150mila civili sono morti a causa dei bombardamenti; inoltre circa 400mila bambini soffrono la fame.

Una immagine drammatica della situazione dello Yemen – Photo web source

Etiopia

Una guerra civile fra i ribelli del Tigray e le forze governative ha prodotto la solita scia di sangue e distruzione: alla fine di marzo è stata proclamata una tregua umanitaria momentanea. Come risultato del conflitto abbiamo 2 milioni di profughi, migliaia di morti ed almeno 5 milioni di persone che si trovano in stato di elevato bisogno alimentare.

Mali

Nove anni di guerra civile, fra indipendentisti Tuareg e milizie etniche di autodifesa, più 5mila soldati francesi sul territorio. Colpi di stato a ripetizione, l’ultimo a maggio scorso: Parigi ha (formalmente) ritirato la propria presenza nel Paese, che rimane nel caos più totale. Numeri sconfortanti: 2 milioni di persone in fuga, oltre 15mila civili innocenti massacrati.  

Nagorno Karabahk

Guerra in essere dal 2020, tra le forze del Karabakh, sostenute dall’Armenia, e quelle azere, appoggiate dalla Turchia: oltre 6mila i corpi sul terreno. Nel mese di novembre scorso, il presidente azero Ilham Aliyev, il Primo ministro armeno Nikol Pashinyan e il Presidente russo Vladimir Putin hanno firmato un accordo di pace (poco rispettato, a dire il vero).

Nagorno Karabahk – Photo web source

Libia

Tutti ricordiamo la guerra Nato di 10 anni fa, con l’uccisione di Gheddafi da parte degli insorti: il Paese non è mai tornato alla normalità, vittima di conflitti interni mai sopiti. La Libia un paese diviso, tra truppe filogovernative dell‘Esecutivo di Accordo Nazionale (Gna) e quello fedele al Maresciallo Khalifa Haftar: imperversano i trafficanti di esseri umani e le milizie che li sostengono, oltre a folti gruppi di mercenari stranieri. Situazione di caos perpetuo, a rischio guerra imminente.

Burkina Faso

Vera e propria emergenza umanitaria, sociale e politica, causata dalla violenza di gruppi estremisti islamici (sponsorizzati segretamente dal governo francese): assaltati scuole, mercati, istituzioni, 1.600 morti e fonti vitali di acqua e cibo azzerate. Per combattere il terrorismo islamico, un Colpo di Stato del 24 gennaio scorso ha portato il Patriotic Movement for Safeguard and Restoration (Mpsr) a deporre con la forza il Presidente Roch Marc Christian Kaboré.

Spettri di guerra

Ma sono molte altre, le zone del mondo a rischio conflitto:  dalla Palestina, dove di fatto si combatte da decenni senza soluzione, alla Siria; dalla Somalia al Myanmar, dalla Nigeria ad Haiti; dal Sudan alla Colombia, dal Mozambico al Congo.  Il numero delle guerre  nell’ultimo decennio è in costante aumento, così come sono esponenzialmente cresciute le spese destinate agli armamenti da parte della maggioranza degli stati: un’escalation preoccupante. Si pensi che solamente nel 2020 la spesa militare mondiale è aumentata del 2,6% arrivando a sfiorare i 2mila miliardi di dollari.

Una cassa di AK47 – Photo by web source

Secondo i dati di Oxfam Italia, organizzazione no profit,  ben 82 milioni di persone nel mondo sono in fuga da guerre “dimenticate”, persecuzioni  etniche e catastrofi climatiche. E’ decisamente un bel futuro, quello che ci attende (l’ironia è d’obbligo).

 

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