L’Olandese (poco) volante ci ha lasciati | Il tabaccaio che ha cambiato la storia di un ruolo

Morto ad 83 anni, Jan Jongbloed è stato il portiere della Grande Olanda, L’Arancia Meccanica del calcio totale, la più bella nazionale orange di tutti i tempi.

Jan Jogbloed
Jan Jogbloed, portiere della Grande Olanda – Photo web source

Estremo atipico, col numero 8 sulla schiena, era un libero senza guanti (non amava indossarli, non “sentiva” il pallone): profondamente diverso, decisamente moderno.

Portiere libero

“Lo sgraziato Jongbloed”, lo definiva il compianto Gianni Mura. Eppure, così anacronistico per i tempi da essere ultra-moderno: fisico poco slanciato, andatura dinoccolata, parava il minimo indispensabile con le mani, a volte manco si lanciava, ma aveva carisma, tempismo ed una visione di gioco per uscire sempre fuori area, anticipando le azioni avverse. Un Neuer degli anni ’70, tra i pali non imbattibile (con notevoli i riflessi, però), fenomenale con i piedi. Ha letto gli arcani del calcio con 40 anni di anticipo: adesso che i liberi non esistono più, i portieri come lui sono i più ricercati, pagati a peso d’oro.

Keepers milionari che sono lo Zeitgeist attuale , lo spirito del tempo: e Jongbloed era unico, inventò uno stile partendo da un’eresia. Portiere volante, Olandese totale: Giovanni Arpino (inviato ai mondiali tedeschi del ’74) di lui scrisse che sembrava “un portiere degli anni ’30, con quelle ginocchiere messe su: un tabaccaio (effettivamente per tutta la vita ha posseduto una tabaccheria ad Amsterdam) che tutti irridono per la propensione ad uscire dall’area come un libero” .

Calcio totale

Giocò due finali mondiali con gli Orange, Jongbloed: non ne vinse nessuna, battuto prima dai Teutonici (1974) e poi dagli Argentini dei Generali di Videla nel ’78. Eppure la sua Olanda, la squadra totale di Cruijff, anticipò i tempi, inventò il pressing a tutto campo, rilanciò la fantasia al potere, rivoluzionò l’idea stessa di calcio. E l’Olandese poco Volante fu al centro di questa meraviglia: militava in una piccola squadra di Amsterdam, il Door Wilskracht Sterk, nei giorni in cui il calcio olandese era soprattutto l’Ajax.

Quelli vincevano le Coppe dei Campioni e il DWS si eclissava nelle gore del calcio provinciale: la Nazionale gli diede l’occasione della vita nel ’62, Jan aveva ricambiato, e ci mise la faccia sui 4 goal incassati dalla Danimarca. La cosa pareva finita lì, poi il ritorno, i Mondiali, l’amico Cruijff, la follia, la libertà e la tremenda disgrazia.

Jongbloed e Cruijff

Fulmine dal cielo

Il 23 settembre dell’ 84 Jan Jongbloed indossa ancora la casacca da portiere, difendendo la porta del Go Ahead Eagles, una squadra di quarta divisione. La sua vecchia squadra, la rinata DWS, però può contare ancora un Jongbloed in porta: è suo figlio Eric, che dal padre ha ereditato passione e stile atipico. Mentre Jan è a Rotterdam per giocare contro lo Sparta, Eric sta sfidando il Rood-Wit ad Amsterdam: giornata grigia, temporale e vento teso, inizia il diluvio sul manto erboso. Il ragazzo sta battendo un fondo lungo dalla sua porta quando il cielo si squarcia ed un fulmine saetta sul terreno, colpendolo a morte, spaccandogli il cuore.

La sciagura segnerà per sempre Jongbloed, un infarto lo colpirà a 45 anni: sopravviverà, lascerà la sua amata area di rigore, non la tabaccheria. Con lui muore un altro pezzetto della Grande Olanda, squadra della libertà totale, dove anche un portiere poteva essere follemente libero.

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