Ustica, una pagina di storia da cancellare | La verità che nessuno ammette

Giugno del 1980, per l’esattezza il 27: data passata tristemente alla storia, quella dell’esplosione in volo del DC-9 Itavia, con morti (81) e misteri insoluti a trascinarsi da decenni.

Ustica mistero

Decenni segnati da inchieste e depistaggi, politici ed uomini delle istituzioni l’un contro l’altro armati, servizi segreti ed apparati deviati, testimoni morti misteriosamente e centinaia di pagine inchiostrate, un rovello rompicapo a scervellarsi: tutto ed il suo contrario per uno dei più grandi misteri italiani dal dopoguerra.

Bomba o non bomba?

In principio fu il cedimento strutturale: balla sesquipedale, smentita quasi subito; poi fu la volta dell’attentato bombarolo, con l’ordigno nascosto tra le valigie: anche questo non resse, il depistaggio non si compì. L’esame del tragitto radar rivelò che quella sera, sulla tratta aerea del DC-9, c’erano vari velivoli militari, forse libici e francesi, armati di tutto punto per scatenare una guerra nei cieli d’Italia. E così fu.

Rino Formica, l’allora Ministro dei Trasporti, escluse che l’aereo fosse caduto per cause autonome: rimaneva in piedi la scia del missile; scagliato a bella posta o per errore? Una battaglia aerea finita male, con l’aeromobile dell’Itavia finito in mezzo per errore? Il primo a parlare apertamente di missile e tragedia militare fu il giornalista Andrea Purgatori, autore della più documentata inchiesta su Ustica: scrisse anche la sceneggiatura del film di Marco Risi, “Il muro di gomma” a stigmatizzare la mancata (voluta?) emersione della verità.

I resti del Dc-9 Itavia. photo web source

Il Picconatore ed il Dottor Sottile

Francesco Cossiga era il Primo Ministro del tempo, fu informato dagli alti vertici dell’esercito, che la pista da seguire era quella francese: Gheddafi era in volo sui cieli d’Italia, seguito da caccia transalpini, che avrebbero per errore centrato l’aereo civile. Nel 2008 il Picconatore confermò la teoria del missile proprio in un’intervista a Purgatori: quarant’anni dopo Ustica ecco poi spuntare la testimonianza del Dottor Sottile, alias Giuliano Amato, attuale presidente emerito della Corte Costituzionale, allora braccio destro di Bettino Craxi, leader incontrastato del PSI.

L’ex presidente Amato con estrema nonchalance ha spifferato urbi et orbi, smemorato rinsavito, di “voci di corridoio” che portavano alla pista francese, confermando le parole di Cossiga (che però chiudeva la sua intervista  ponendo l’accento sui suoi ottant’anni, quasi a sottolineare che a quell’età non si è poi così attendibili). La querelle si complica ulteriormente perchè, come detto, nella partita rientrano i libici: il missile francofono, su imperio Stelle e Strisce, toccava al leader Gheddafi, il DC -9 si sarebbe semplicemente trovato in traiettoria.

l’ex Presidente del Consiglio, Giuliano Amato

Il passato ci trapassa

Il passato è una terra straniera: nessuno che si senta profeta in patria. E allora apriti cielo: Macron smentisce ex abrupto, la Francia s’indigna, la Meloni tace imbarazzata; s’incazzano anche i figli di Bettino, Stefania e Bobo, dando del vecchietto poco lucido (per non dir peggio) al tapino Amato: Craxi avrebbe sì avvertito Gheddafi di un attentato ai suoi danni, ma soltanto nel 1986, quando era a sua volta Presidente del Consiglio, e solo per salvaguardare la stabilità dell’area (mica perchè mal sopportava gli americani, dopo i fatti di Sigonella, nel 1985, noo!).

Il paradosso di tutta questa allucinante vicenda, un pasticciaccio brutto alla Gadda, ove la pista francese fosse confermata, rimane (a questo punto) il fatto che il recupero dei rottami del DC-9 venne affidato ad una ditta specializzata, legata a doppio filo ai servizi segreti di Francia. Un gigantesco conflitto d’interessi, un grottesco gioco del destino: Amato lo sapeva, Cossiga lo sapeva; vertici militari e politico-istituzionali ne erano al corrente. Peccato soltanto che i parenti delle vittime, da quel dì nefasto di quaranta e passa anni orsono, cerchino ancora la verità.

 

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