Le profezie hanno gambe mollicce ed occhio miope, a giudicare da quelle craxiane sull’immigrazione incontrollabile.
Siamo agli inizi degli anni ’90, Craxi dal dicembre del 1989 è Rappresentante del Segretario Generale dell’ONU per i “problemi” del terzo mondo.
La profezia di Bettino
Bettino Craxi, con accanto il fido De Michelis, “l’avanzo di balera”, re delle notti socialiste, proclama urbi et orbi, novella Cassandra: “Le popolazioni sono soggette a un tasso di incremento demografico che è ancora molto alto. Sono iniziate correnti emigratorie e immigratorie che, in assenza di un accelerato processo di sviluppo, sono destinate a gonfiarsi in un modo impressionante”. E correnti emigratorie ed immigratorie furono. Tendenze poi rivelatesi inarrestabili e incontrollabili nel corso dei decenni, con la globalizzazione ad imperversare sul piano internazionale. Assistiamo a fenomeni di transumanza umana da Paesi con popolazioni giovanissime, le quali vanno naturalmente ricercando le scie luminose in cielo, lo sfavillio delle luci artificiali, delle nostre città occidentali iper-consumistiche.
Previsioni esatte
Craxi fu lungimirante, ca va sans dire: le luci della nostre città attirano uomini migranti come falene, ed il flusso non si arresterà “se noi non accenderemo un maggior numero di luci in quei paesi. In realtà le grandi nazioni ricche del mondo non compiono, o non sono ancora in condizione di compiere, lo sforzo che viene considerato necessario per ridurre queste distanze. Le distanze sono abissali ed è questa, ripeto, la questione sociale del nostro secolo”.
Peccato che il Gran Visir socialista non ebbe le stesse intuizioni riguardo al destino della Prima Repubblica: pochi giorni dopo aver previsto l’esplosione delle migrazioni umane dalle aree in crisi, arrestarono Mario Chiesa e iniziarono, formalmente, Mani Pulite e la Seconda Repubblica (poi divenuta Terza, Quarta, Ennesima).
Più che Pizia, Cassandra
Trent’anni son passati, da quel dì degli anni ’90: trent’anni di fulgida trasparenza, floridità e sicurezza (si fa per dire,) fino alla promessa più alta, la sconfitta totale della povertà sociale: dichiarata, evocata, dai Governi che furono (prima Berlusconi, il Grande Taumaturgo, poi i Populisti Immarcescibili), mai di fatto pervenuta tra le umane genti. Per l’immigrazione, allora visto come un problema eminentemente locale, prettamente africano o giù di lì, c’era (allora) ancora tempo: dunque, nessun complotto della recente gobalizzazione, nessun trucco nè inganno.
La rivoluzione illo tempore invocata portò alle monetine luccicanti dell’Hotel Rafael, con Bettino, livido, costretto alla ritirata, poi all’esilio ubertoso d’Hammamet (e in terra d’Africa torniamo): col senno di poi, è certo che quella rivoluzione italiana, come poi le rivoluzioni e le fole delle primavere arabe, hanno portato tempeste e cicloni d’autunno. La vera domanda, il rovello inquieto ora è sol uno: quando giungerà, per l’Europa intera, l’inverno del nostro scontento?