Immigrazione: un “collasso” italiano | Cosa si sta realmente facendo

Emergenza continua. I flussi migratori stanno mettendo a dura prova i sistemi di accoglienza nostrani: dopo Lampedusa, il focus emergenziale si sta spostando a Porto Empedocle.

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Immigrazione in Italia – photo web source

Nelle scorse ore, circa un centinaio di persone, dei complessivi 1.200 migranti trasferiti da Lampedusa, sono fuggiti dal centro di accoglienza per raggiungere il paese: erano affamati ed assetati, alla ricerca di aiuto un concreto.

Emergenza continua

In effetti, l’area di prima ospitalità era un semplice tendone, di quelli pensati per una sosta limitata nel tempo, e che può accogliere al massimo 250 persone: si conferma dunque una situazione al limite, come sottolinea anche il sindaco Calogero Martello. “Una situazione insostenibile, che si verifica sempre più spesso. Le persone che riescono a riversarsi per strada e si aggirano in gruppetti, mettono anche paura, inutile nascondercelo”.

Mentre si celebrava “lo svuotamento dell’hotspot” (quello visitato da Giorgia Meloni e dalla Presidente Commissione UE Ursula von der Leyen), la situazione si era evoluta in peggio: il meccanismo dell’accoglienza è precario, in balia di possibili errori procedurali (che si verificano con una certa frequenza).

Trasporti a singhiozzo

Gestire una massa di persone in situazioni non agevoli è già difficile di per sé: quando si aggiunge la disperazione di chi arriva in terra straniera, senza conoscere lingua, leggi, tradizioni del Paese ospitante, senza aver più nulla, magari dopo aver subito traumi notevoli e visto morire compagni di viaggio, le condizioni si fanno proibitive.

Pochi giorni fa  la Regione Sicilia aveva annunciato difatti possibili ritardi su tutte le linee per i bus dell’Azienda territoriale di trasporto: molti automezzi infatti sono stati “dirottati” per gestire la logistica dei migranti, spostando circa duemila persone da Porto Empedocle verso altre destinazioni.

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Photo web by ANSA/ELIO DESIDERIO

Gestione al limite

La prefettura di Agrigento ha messo alle strette le aziende di trasporto locali, costringendo  anche la motonave Paolo Veronese, della compagnia Siremar (affittata apposta) per imbarcare oltre seicento persone. Ma siamo al fatidico cucchiaio che deve svuotare il mare: la buona volontà non può bastare a risolvere un problema stratificatosi nel tempo, un fenomeno di proporzioni ormai bibliche.

 

Le tende piantate a Porto Empedocle si vuotano e si riempiono a cadenze ormai regolari: chi  fugge dalla tendopoli, ritorna se vuole; altrimenti si dà alla macchia, l’ennesimo clandestino sul nostro territorio. I trasferimenti da Lampedusa possono dunque ricominciare, anche perché nel frattempo la giostra è ricominciata: nuovi carichi, nuovi migranti, avanti, fino alla prossima crisi emergenziale. La politica pare distante, la burocrazia ingarbuglia le carte, e gli uomini continueranno ad affrontare l’ignoto per sfuggire ad un triste destino.

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