Il nostro mondo è fondato sui debiti: se si sommano tutti i prestiti richiesti (di individui, imprese e financo governi) si raggiunge la cifra monstre di 300 trilioni di dollari (dati forniti da Standard & Poors).
Il debito è alla base delle nostre moderne economie finanziarie: ma non sempre i piani di prestito vanno a buon fine; una buona idea imprenditoriale può fallire, un lavoratore può perdere il posto, etc. In tal modo la cifra prestata diventa un debito in sofferenza: negli ultimi dieci anni il settore debitorio è quello divenuto centrale, a economico livello globale.
Il problema italiano
L’Italia è uno dei paesi maggiormente esposti: il nostro sistema bancario è in sofferenza, e più volte il Governo si è dovuto attivare (negli anni) per risanare i buchi creati nel sistema finanziario da debiti ormai inesigibili. Con le finanze pubbliche già tese e banche in crisi, (basti ricordare Il Monte dei Paschi senese) il nostro Paese è dovuto ricorrere ad ulteriori prestiti internazionali, garantiti dallo stesso Governo italiano, che si è attivato per ridurre questa sofferenza debitoria, pompando ingenti flussi monetari a stretto giro.
La priorità è stata quella di “estrapolare i prestiti” in sofferenza dalla pancia degli istituti bancari: questo per liberare capitale da utilizzare a sua volta per ulteriori prestiti, mantenendo l’economia “liquida”, ovvero capace di continuare ad investire (seppur in crisi). Tuttavia, il recupero di quanto prestato si è rivelato sempre più difficile: del resto, col sistema giudiziario congelato per qualche tempo dalla pandemia, la situazione poteva soltanto peggiorare.
Pressione in aumento
I crediti deteriorati sono in aumento, nella Vecchia Europa: nel Regno Unito, le insolvenze aziendali sono aumentate del 60%, rispetto al 2021; in Italia e Spagna la sofferenza finanziaria si fa sentire: esattori ed investitori potrebbero trovarsi davanti ad una montagna insormontabile. Eppure le nuove proposte del Governo Meloni hanno recentemente sorpreso in negativo i mercati: la tassa straordinaria sui profitti bancari, ad esempio, minaccia di stravolgere il processo dei prestiti in sofferenza, spaventando gli investitori privati. La norma darebbe la possibilità ad alcuni debitori di rimborsare i prestiti ricevuti ad un prezzo scontato: fondamentalmente, potrebbe rimborsarsi il debito allo stesso prezzo a cui è stato venduto agli investitori terzi (più una piccola commissione).
Debito tricolore
Come sottolineato, il debito italiano è una fonte costante di preoccupazione per l’U.E., nonchè una fonte affidabile di alti rendimenti per chi investe in titoli di Stato: il nostro debito attualmente si attesta sui 2.858,6 miliardi (dati della Banca d’Italia) ed equivale al 144% del P.I.L. nazionale. E’ anche vero che la nostra economia è in fase recessiva, col PIL del secondo trimestre diminuito dello 0,4%, rispetto ai tre mesi precedenti: in base a queste previsioni, la Commissione Europea ha ben poca fiducia nella crescita economica del Belpaese per tutto il 2024.
Una crescita più bassa significa meno denaro nelle casse statali per coprire gli interessi debitori: se si uniscono i tagli fiscali, c’è il timore (a livello internazionale) che l’Italia finisca con un deficit ben superiore alle attese: un quadro a tinte grigie, che non accenna a migliorare (almeno nel breve periodo).