Suicidio live su TikTok: chi era Vincent Plicchi e perché lo ha fatto

Il 10 ottobre il giovane content creator e cosplayer si è tolto la vita durante una live. A nulla sono serviti i tentativi dei followers di chiamare i soccorsi.

Vincent Plicchi alias Inquisitor Ghost. Foto Web Source

Cerchiamo di capire cosa è accaduto e riflettiamo sul potere distruttivo dei social.

Addio Inquisitor Ghost

Lo scorso 10 ottobre la comunità di TikTok assiste incredula ad un evento terribile: durante una live (cioè una diretta) il content creator bolognese Vincent Plicchi alias Inquisitor Ghost decide di togliersi la vita impiccandosi. A nulla sono valsi i tentativi di tutti i presenti in live di farlo desistere e a nulla sono valse le decine di chiamate (alcune effettuate anche dagli Stati Uniti) al 113. Quando i soccorsi sono arrivati e quando papà Matteo lo ha trovato purtroppo Vincent era già morto. Aveva solo 23 anni. Il suicidio però è solo l’ultimo (o meglio il penultimo visto che è stata aperta un’inchiesta) capitolo di una storia assurda.

Foto di Inquisitor Ghost. Presa dal Web

I fatti

Le notizie sono ancora un po’ fumose ma, a grandi linee, i fatti si sarebbero svolti in questo modo. Nei mesi scorsi Vincent avrebbe conosciuto sui social una ragazza con la quale avrebbe iniziato una relazione virtuale fatta di messaggi tramite chat. A quanto pare la ragazza era minorenne, pare fosse una diciassettenne. E dopo i primi scambi di messaggi del tutto amichevoli e ammiccanti pare che il tono della ragazza fosse cambiato divenendo accusatorio.

Le false accuse

La ragazza in questione, allora, avrebbe fatto degli screenshot delle conversazioni con Vincent e li avrebbe condivisi sui social per dimostrare che Vincent fosse un pedofilo. Sempre stando ai primi dati raccolti le cose starebbero in modo totalmente diverso: la relazione virtuale è vera, le chat idem ma il punto fondamentale è che pare che questa relazione fosse in realtà un inganno orchestrato da altri tiktoker invidiosi del successo di Vincent. In particolar modo pare che la ragazza fosse in realtà la fidanzata di un altro tiktoker.

La piaga del cyberbullismo. Foto Web Source

Di sicuro questa storia, e la shitstorm sui social che ne è conseguita, ha segnato profondamente l’animo di Vincent che era arrivato addirittura a chiudere temporaneamente tutti i suoi profili social. Social, TikTok in particolar modo, che lui ha riaperto giusto il 10 ottobre per il suo ultimo show.

Chi era Inquisitor Ghost

Vincent Plicchi era un ragazzo bolognese di soli 23 anni. Di professione faceva il tatuatore ma era un grande appassionato di gaming (quindi amava il mondo dei videogiochi in ogni suo aspetto), in particolar modo amava il ciclo di videogiochi Call of Duty. Il suo nickname sui social, Inquisitor Ghost, fa riferimento proprio ad uno dei personaggi della saga. Personaggio di cui aveva confezionato un cosplay fatto talmente bene da aver guadagnato, mostrandolo sui social, decine di migliaia di visualizzazioni e followers. Di lui il padre Matteo, tra i primi a trovarlo ormai privo di vita, ha detto “Ti chiedo perdono se non sono riuscito a proteggerti dal male che permea la società. Nulla sarà più come prima senza di te e finché vivrò non smetterò di pensare al tuo meraviglioso sorriso”. 

Vincent Plicchi. Foto Web Source

Ma oltre al dolore il signor Plicchi lancia delle accuse specifiche. Egli afferma di aver scoperto alcune cose e che tutto lasci pensare che il suo sorridente e tranquillo figlio sia stato istigato al suicidio da altri tiktoker che, “solo per dei followers in più”, hanno montato ad arte le accuse di pedofilia. Ovviamente saranno gli inquirenti a fare luce sulla questione.

Il vero problema

Ma il problema vero che, arrivati a questo punto, non può più essere ignorato è questo: regolamentare una volta per tutte i social network. Non è possibile che sui social tutti possano dire tutto senza alcun filtro, non è possibile che, a cadenza regolare, l’intero popolo del web si coalizzi contro un determinato soggetto e lo riempia di insulti e minacce. Immaginate un’onda anomala alta chilometri che vi si abbatte contro: l’odio dei social è esattamente questo. E’ un’onda che non si può arrestare e dalla quale non hai alcun mezzo per poterti difendere. Ecco perché in molti arrivano a suicidarsi. E non pensate che queste cose a voi o ai vostri figli non potrebbero mai accadere: il social è democratico, può colpire tutti ed in qualunque momento.

 

Gestione cookie