Era il 9 Dicembre del 2020 quando Paolo Rossi, uno dei calciatori più determinanti della storia del calcio italiano, e non solo, salutava questo mondo.
Un addio in silenzio, discreto e garbato come Paolo aveva sempre vissuto la sua vita privata, lontano dalle telecamere e dai clamori. Accanto a lui Federica, l’amatissima e innamoratissima moglie, che non l’ha mai lasciato solo un attimo.
Paolo Rossi in arte Pablito
Paolo Rossi, con i suoi gol, fu protagonista assoluto della meteora Lanerossi Vicenza che, da neo-promossa in Serie A, contese sino alla fine lo scudetto alla Juventus: quella di Zoff, Gentile, Bettega, Causio, Tardelli, Scirea, Cabrini. Era la stagione 1977-78, Paolo aveva solo 21 anni ed esordiva nel massimo campionato da capocannoniere del precedente torneo cadetto.
Era ancora la serie A a 16 squadre, quella dei 2 punti per ogni vittoria e Rossi quelle 30 partite se le giocò tutte segnando ben 24 reti e vincendo, stra-vincendo la classifica dei marcatori davanti a gente del calibro di Savoldi, Giordano e Pulici. Un’impresa che colpì molto il CT della Nazionale Enzo Bearzot che lo convocò senza dubbi in quella che, forse, è stata la più bella Italia di sempre: quella degli sfortunati Mondiali del 1978 in Argentina. Formazione straordinaria da cui prenderà vita, 4 anni dopo, ci portò sul tetto del mondo grazie anche ai gol di Pablito.
Parlare del Rossi calciatore sarebbe lungo e rischieremmo solo di risultare come una delle tante e spesso ridondanti biografie, sicuramente tra le meno qualificate. Quello che invece vorremmo ricordare oggi è l’uomo. Quel sig. Rossi che la moglie, Federica Cappelletti racconta amorevolmente in tutti i suoi libri. Un uomo semplice, premuroso e riservato, “padre, marito e amico” (così lo descrive la Cappelletti) generoso e sempre disponibile con tutti.
Il sig. Rossi ha realizzato il suo sogno
Un ragazzo che ha inseguito il suo sogno senza mollare mai perché, come diceva spesso alle figlie, “i sogni a volte si avverano”. Il suo si è evidentemente realizzato ma, nonostante il clamore generato dalle sua fama mondiale (Paolo ha vinto tutto ciò che c’era da vincere), non si è mai dimenticato di chi era e da dove veniva. Lo dimostrano i suoi tanti impegni nel sociale dopo aver appeso gli scarpini al chiodo. Tra questi la creazione con la moglie della Paolo Rossi Academy che vuole insegnare valori morali ai giovani talenti accompagnandoli nella loro crescita senza tralasciare lo studio.
Iniziativa supportata dalla FIGC di cui, oggi, Federica fa parte attiva con il suo ruolo di presidente della Lega di Seria A Femminile. Paolo non ha mai voluto ricoprire ruoli istituzionali e questo, a detta del presidente Gravina è stato un vero peccato per il calcio ma Paolo era questo: una persona umile, brillante, piena di umanità e soprattutto estremamente intelligente.
Qualità che l’ha portato ad essere quel “El Hombre del partido” che, il suo fisico, normale, quasi gracilino, non gli avrebbe probabilmente consentito. Bastava un suo sguardo per far capire ai suoi compagni dove si sarebbe fatto trovare e lui veloce com’era “bruciava” gli avversari proprio così. Quello sguardo profondo che colpì anche Federica e che ha caratterizzato la loro vita insieme: sguardi che parlavano più di tanti discorsi.
Come gli ultimi intensi di quella triste sera di tre anni or sono in quella stanza del Santa Maria alle Scotte di Siena dove Paolo e Federica si sono scambiati l’ultimo saluto con un “Per sempre noi due” che è poi diventato un libro con cui tutti noi dovrebbero confrontarci. Grazie di tutto sig. Rossi, ci manchi molto.